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1000 in battuta

di Giuliano Masola. Aneddoti e storielle fanno parte del gioco, della leggenda, poiché danno colore, offrono una diversa interpretazione agli accadimenti, grazie alla fantasia. “Batting 1.000” è il titolo di un racconto di Daniel McAfee apparso nella rivista “The best of spitball”  del 1988. Si tratta dell’incontro, o meglio della grande sfida fra il narratore, Don Moore, lanciatore dalle medie stratosferiche dei Padres, e Ted Higman degli Yankees, che si dicesse provenire da altri mondi.  “Il calabrone”era alto poco più di un metro e mezzo, con un fisico pelle e ossa e due occhi gialli estremamente larghi (il viso minuto ne esaltava le dimensioni). Si diceva che dal suo lontano pianeta avesse ascoltato le nostre trasmissioni radio; grandemente incuriosito dalle prestazioni dei favolosi Yankees del ’27, aveva deciso di giungere in America e provare a giocare a baseball. Poco dopo esser giunto era entrato in squadra: dal primo giorno in poi continuava a battere 1.000, sconvolgendo stampa, tifosi e manager. Leggi tutto “1000 in battuta”

14 luglio

di Giuliano Masola. Dieci giorni separano le ricorrenze di due fra i più grandi avvenimenti “che sconvolsero il mondo” nel XVIII secolo: la Rivoluzione Americana (1776) e quella Francese (1789). Due avvenimenti in due mondi diversi, con obiettivi non esattamente uguali, destinati, però nel tempoa confluire. Di entrambi siamo sostanzialmente figli, poiché per raggiungere quegli obiettivi di dignità umana, libertà, fratellanza e uguaglianza ancora lottiamo. Negli anni Ottanta del Settecento, il baseball ancora non esisteva. C’erano però giochi che ad esso avrebbero portato: il cricket, il townball e, perché no, le cuccole, il gerlo o lippa, e tanti altri.  Molti si sono chiesti il motivo della nascita del baseball, soprattutto ne hanno cercato le origini. Il motivo, con tutta probabilità è di ordine politico, trovare una forma di distinzione verso la madrepatria inglese.  Indipendenza, per i coloni americani, significava giocare a qualcosa di diverso dal cricket, qualcosa di autonomo, di indipendente (ciò avverrà successivamente con il football, americano appunto, diverso dal rugby).  Il processo verso forme di indipendenza e l’unità nazionale portano, pressoché naturalmente, a evidenziare la distinzione, la peculiarità,, il carattere nazionale. Leggi tutto “14 luglio”

4 luglio

di Giuliano Masola. L’Indipendence Day richiama a tante cose, a tanti titoli di opere cinematografie e di letteratura: fiction e romance paiono andare di pari passo. Bandiere che garriscono, seppur bruciacchiate e trapassate da proiettili, interminabili processioni a ricordo di un civile e guerresco eroismo si susseguono. Da giorni divise e cappellini del “July 4th” sono in commercio. Anche MLB.TV è a prezzo super scontato per un giorno. Quanta differenza con quanto capita da noi, dove esporre la bandiera nei giorni che hanno segnato una pietra miliare del nostro cammino verso l’unità e la democrazia sembra una forma di sorpassato folclorismo – provate a contare le bandiere che vede in giro, appena fuori dalle storiche porte cittadine (probabilmente la colpa è degli immigrati…). Gli “italiani” di tutta America sfilano con coccarde tricolori su divise yankee; è più che comprensibile; il barbecue, però, è americano, salvo le tagliatelle Alfredo’s dove al posto del peperoncino c’è aglio a volontà, Non chiediamo troppo alla luna: va già bene così. Fra pochi giorni, a Miami ci sarà la All Star Game, uno spettacolo nello spettacolo. Nelle due selezioni che si fronteggeranno ci saranno cognomi che richiamano il nostro Paese, Rizzo in primis. Questi figli di immigrati di terza o quarta generazione molto probabilmente di parole italiane ne sanno poche: pizza, macaroni, mama, papa; qualcuno potrebbe anche intonare la più nota canzone di Domenico Modugno al mondo, Nel blu dipinto di blu, col suo ritornello “Volare…oh, oh…, Cantare oh, oh…”, senza capirne il grande e profondo significato. L’America è l’America nonostante tutto; per quanto riguarda il baseball, abbiamo sempre tanto da imparare. I ragazzi americani non sono diversi e migliori dei nostri; la differenza è che giocano sempre, facendo spesso più sport quasi in contemporanea e, trasferendo le abilità da una attività agonistica all’altra. Attualmente, Tim Tebow, classe 1987, già quarterback (una specie di regista) dell’American Football League è entrato a far parte dell’organizzazione di Mets e sta lavorando sodo per raggiungere, gradi per grado, la Major League.   Leggi tutto “4 luglio”

Bomber

di Giuliano Masola. È il nomignolo attribuito a chi “spacca la palla”, a chi fa la differenza in battuta; uno con la mazza particolarmente pesante (una vecchia CCM, o Adironack 36, ad esempio), insomma. A un battitore del genere non si chiedono smorzate, ma “cannellate”: la palla deve andare lontano, scavalcare gli esterni, superare la recinzione. Un bomber vero è selettivo: sa quale è il suo lancio. Norberto “Bob” Roman, che faticava sulle curve, diceva che almeno un lancio dritto arriva, e allora “boom!”. Purtroppo bomber ha un altro significato, quello di bombardiere, cioè di chi sgancia bombe. Molti sono stati i giocatori di baseball americani che hanno combattuto; uno dei più noti è Ted Williams, pilota della Marina americana, che partecipò anche alla guerra di Corea. Durante la II Guerra mondiale, mia madre abitava al Convento (abbazia di S. Martino de’ Bocci, Valserena, da non confondersi con la Certosa). Le notti era segnate dal passaggio di “Pippo”, che lanciava soprattutto bengala e spezzoni. “Pippo” fungeva da ricognitore, un po’ da primo in battuta, se vogliamo; i bomber arrivavano dopo. Nel 1944 Parma subisce diversi bombardamenti: in poche settimane, se ne registrano quattro: 23 e 25 aprile, 2 e 13 maggio.  Il primo bombardamento è della RAF (Royal Air Force), mentre gli altri tre sono della Fifteeth Air Force americana. Diverse zone della città sono colpite e devastate, soprattutto nell’area che va dalla Ghiaia alla Stazione ferroviaria. Tutti hanno presenti le immagini della Pilotta, del Teatro Farnese  e del Reinach distrutti, assieme ad altri importanti edifici. Si salvarono miracolosamente la Steccata, il Duomo e il Battistero. E il Tardini. È difficile stabilire i motivi del mancato bombardamento dello stadio, che si trova poco lontano dalla Cittadella, allora sede della Scuola di Applicazione, e limitrofo ad altre aree di interesse militare. Per cercare una spiegazione possiamo avvalerci sia delle riprese aeree che delle normali carte turistiche. Leggi tutto “Bomber”

Il sapore della sconfitta

di Giuliano Masola. Nel Baseball si dice che un battitore che effettua tre battute valide su dieci turni in carriera è da Hall of Fame. Questa affermazione, che può apparire banale, in realtà dice molte cose; per primo, la difficoltà del confronto col lanciatore e la difesa avversaria, in secondo luogo la perseveranza con cui il battitore si presenta nel box e dà il tutto per farcela. Se trasferiamo la cosa a livello politico  – ad esempio, in occasione delle elezioni per la presidenza federale – ci accorgiamo che le cose stanno diversamente. Normalmente – e ciò vale purtroppo per la politica italiana in senso generale – chi perde passa almeno tre dei quattro anni a inveire sul vincitore, anziché elaborare e dar vita a un programma per una nuova sfida. Leggi tutto “Il sapore della sconfitta”