Si terrà lunedì 3 aprile, alle ore 15.30, nella Sala B della Palazzina A della sede CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) della Lombardia, situato in via Piranesi, a Milano, la presentazione della stagione 2017 del baseball e del softball italiani. Leggi tutto “Lunedì 3 aprile la presentazione della stagione 2017 del baseball italiano”
Cambia la formula ma si gioca di meno nel nuovo campionato della serie A di baseball
L’ultima immagine della scorsa stagione è stata la festa, sulle note della canzone ‘’Hasta Que Se Seque el Malecón’’, dei Red Sox Paternó per il successo ottenuto in rimonta, da 0-2 a 3-2, nella finalissima per il titolo contro il Bollate.
Dopo quasi 6 mesi, in occasione del primo fine settimana di aprile (sabato 1 e domenica 2), il campionato di serie A di baseball è pronto a scendere in campo e a regalarci ancora grandi emozioni. Lo farà però con una formula totalmente nuova e con, purtroppo, un girone ‘’monco’’, ovvero senza 2 squadre al via.
Non si doveva giocare di più?
Quando lo scorso 4 febbraio le società si sono riunite presso la sede FIBS (Federazione Italiana Baseball Softball) Emilia Romagna a Bologna, difficilmente era ipotizzabile un cambiamento così radicale di un campionato che, proprio grazie alla precedente formula, aveva sempre regalato grande equilibrio e continui colpi di scena fino all’ultima giornata.
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Giampiero Faraone: “Bisogna ritrovare l’orgoglio di giocare per la propria città”.
Giampiero Faraone rappresenta una delle voci più autorevoli e vincenti del baseball italiano. Prima giocatore, poi allenatore, ha condotto il Nettuno alla conquista dell’Italia e dell’Europa mettendo al contempo a disposizione della nazionale azzurra tutto il proprio carisma e la propria esperienza.
Nel 2006 partecipò alla prima edizione del World Baseball Classic come assistente di Matt Galante.
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Mazzieri: “Programmazione, investimenti, lavoro e pazienza. E giocare di più”
Il contributo di autorevoli opinioni sull’eredità lasciata dal World Baseball Classic inizia con Marco Mazzieri, manager dimissionario della nazionale italiana, che analizza per noi i riflessi derivanti dall’ottimo comportamento della sua squadra nella manifestazione appena conclusa.
“Se ripenso a quanto accaduto in occasione del Classic del 2013 devo affermare che dopo un ottimo seguito mediatico e un iniziale entusiasmo si è mosso ben poco. In quell’occasione il nostro passaggio al secondo turno creò un forte impatto emotivo ma poi tutto si esaurì in poco tempo senza che il nostro movimento ne traesse un effettivo vantaggio. Anche quest’anno il riscontro è stato notevole. Se nel 2013 avevamo superato il primo turno grazie ai successi su Messico e Canada, questa volta abbiamo sfiorato l’impresa di qualificarci pur essendo stati inseriti in un girone difficilissimo: siamo stati costretti a giocare lo spareggio con il Venezuela solo a causa di un fortunato errore di piazzamento del loro lanciatore nella seconda gara del girone. Se fosse stato in posizione canonica non avrebbe potuto effettuare il tiro che ci è costato l’eliminazione a casa base del corridore che rappresentava il punto della vittoria e il conseguente passaggio al secondo turno”.
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La tessera dell’Ordine
Il racconto della stagione 1985 di Gianluigi Calestani è giunto al Capitolo 4. E incontra un mito degli aspiranti giornalisti: La tessera dell’ordine
di Gianluigi Calestani
Per la redazione sportiva di Onda Emilia un problema non indifferente era quello relativo all’ingresso negli impianti sportivi.
Nessuno di noi risultava regolarmente iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti (la mia tessera data 1991) e a causa di questo particolare quasi insignificante (allora la pensavamo così…) spesso ci veniva negato l’accesso alla tribuna stampa in quasi tutti gli stadi d’Italia.
Il meccanismo dell’accredito era piuttosto semplice.
La Segreteria della radio contattava le singole società sportive, poi spediva un fax nel quale veniva chiesto il nulla osta per l’ingresso dell’inviato Gianluigi Calestani per la gara che avremmo voluto seguire.
Non era sufficiente: l’accredito non si negava quasi a nessuno ma l’accesso allo stadio e alla relativa tribuna stampa rimaneva quasi una ciclopica avventura.
In rapida successione dovevamo superare ostacoli progressivamente sempre più alti.
Il primo era rappresentato dagli addetti alla biglietteria che ogni tanto chiedevano di controllare la tessera dell’Ordine dei Giornalisti prima di concedere il pass per l’ingresso.
Il secondo, più complesso, era composto dalle maschere all’interno dello stadio.
“Mi faccia vedere la tessera dell’Ordine”, diceva la maschera.
“L’ho già mostrata all’ingresso”, azzardavamo noi.
“Ho l’ordine di controllare le tessere”, insisteva la maschera. E questo spesso era il punto di partenza di un’ingloriosa ritirata e il punto di arrivo delle nostre speranze.