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Luce dall’ombra

di Giuliano Masola. Cassandra, come noto, vedeva avanti; in termini moderni, potremmo dire che, più che profetizzare in senso stretto, seguiva l’evolversi degli eventi e  mostrava le possibili nefaste conseguenze. Come ci narra Omero, capì che il manufatto del cavallo non era un omaggio a qualche divinità, ma una trappola che avrebbe causato la rovina di Troia. La fine della sacerdotessa di Apollo, figlia di Priamo ed Ecuba è terribile: violentata sull’altare del tempio di Giove, dove si era rifugiata, da Aiace di Locride, che certamente non era un credente, venne come poi schiava Agamennone. Trovò la morte nella congiura ordita da Clitennestra ed Egisto contro il re di Argo, che non aveva voluto credere alla sua profezia. Tutto regolare; cose dell’antichità, che nulla dovrebbero avere a che fare col batti&corri. Cassandra, a ben vedere, rappresenta un po’ quelle persone che vivono nell’ombra, in disparte: considerate si, ma non fino in fondo e sostanzialmente poco considerate. Non esita a esporsi, a compiere il proprio difficile ruolo, a parlare dinere previsioni, pur affidandosi ad Apollo, il dio  dio di luce, di una luce che rompe le tenebre. Leggi tutto “Luce dall’ombra”

La disfida della divisa 

di Giuliano Masola. Nel linguaggio corrente, divisa e uniforme sono sinonimi. In realtà, si tratta di una trappola linguistica, poiché un conto è dividere, un altro accomunare. Per chi comincia a giocare, è sempre una emozione indossare la divisa per la prima volta, dalle scarpe al cappellino; una divisa, però, che deve essere uguale a quella dei compagni, cioè uniforme, come dice il Regolamento. Nel tempo, l’abbigliamento è cambiato, si è adeguato a nuove situazioni, a migliori materiali. Come per i giocatori, anche gli arbitri hanno cambiato il vestito. Chi ha sfogliato qualche pagina di storia del Baseball avrà ben chiara l’immagine di arbitri col cravattino, senza maschera o altro per difendersi, posizionati a una certa distanza dietro il ricevitore. Leggi tutto “La disfida della divisa “

Lettere dalla Calabria – Baseball e Softball a Campo Calabro

di Giuliano Masola. Il baseball in Calabria ha avuto inizio nel 1958, con Alfio D’Aprile come primo “missionario” federale in quella regione. Sono passati ormai sessanta anni, un lungo periodo contrassegnato di momenti di crescita e di crisi. Vincenzo Tromba, laureato, giornalista e scrittore impegnato nella difesa dei beni culturali e non della propria terra, ha viaggiato un po’ dappertutto, acquisendo importanti esperienze. Soprattutto, è stato uno dei fondatori e Presidente del baseball a Campo Calabro, un balcone sullo Stretto, in provincia di Reggio Calabria. I nostri figli sono amici per cui ho avuto, in questi giorni di vacanza, l’opportunità di conoscerlo e di fare una chiacchierata con lui.

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Lettera dalla Calabria “Summer League”

di Giuliano Masola. La Summer League è stata la naturale conseguenza della “Canny Fest” di cui abbiamo parlato precedentemente; Sstante l’importanza, si sta già pensando di festeggiarne il 25° anniversario l’anno prossimo. Si tratta di un campionato che si svolge nell’arco di poche settimane; occorre tener conto, infatti, che le vacanze, per chi non è del posto, durano dalle due alle tre settimane.

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Lettere dalla Calabria – “Canny Ball”

di Giuliano Masola. Cannitello è una piccola frazione di Villa San Giovanni, pochi chilometri a sud di Scilla. Ha di fronte l’antica Cariddi (Capo Peloro); la“banchina” – una piccola protuberanza rocciosa – fa da confine fra il Tirreno e lo Jonio. Si trova nel punto del Continente più vicino alla Sicilia ed è anche quello di arrivo dell’annuale Traversata a nuoto dello Stretto (dalla Sicilia alla Calabria, a causa delle correnti, e non viceversa, come qualche moderno millantatore ha voluto dare a bere). Da tanti anni, questo piccolo borgo, fino alla Seconda guerra mondiale reso ricco dalla filatura della seta, è il luogo del mio annuale “buen retiro”.  Il tempo incide anche sui costumi di un piccolo paese con le case sulla spiaggia, per cui anche i riti, religiosi o meno, risentono del modificarsi dei costumi e perdono l’antica freschezza e capacità di coinvolgimento. Il mare è bello, piatto solo nel momento in cui le correnti, ascendente e discendente, si fronteggiano, prima di scambiare il loro moto. La vita da spiaggia, per quanto bella, tende alla monotonia, a uno scimmiottamento del quotidiano: al posto di giacca e cravatta, ci sono costume, ombrellone, sedia, sdraio, e la valigetta è sostituita dalla piscinetta – “Che barba… che noia”, come diceva l’impareggiabile Sandra Mondaini.

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