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Ich bin ein Berliner

di Francesco Masola. Avevo 17 anni quando misi piede per la prima volta in Germania: vinsi una borsa di studio “Intercultura” e così mi ritrovai ospite della famiglia Voskors per un anno scolastico. Lì giocai per la prima volta a baseball all’estero per gli “Osnabrück Basebusters”, i quali erano molto simpatici e gentili, ma avevano qualche carenza tecnica e di campo… Passati diversi anni, i casi della vita hanno voluto  che la ditta nella quale lavoravo a Bologna avesse bisogno di un rinforzo nell’ufficio tedesco… e così mi sono ritrovato a Berlino! Dopo più di 20 anni passati sui campi da baseball, una operazione al menisco e una spalla dolente, pensavo che ormai per me il baseball fosse finito, ma sapevo che la “fregola” dell’andata al campo la domenica mattina mi mancava troppo. Premetto che Berlino è MOLTO grande (a spanne direi che è circa 50 km di diametro e ha 4,5 milioni di abitanti). L’ufficio dove lavoro dista da casa mia circa 15 km. Per tenermi in forma e per essere “ecofriendly” decido che farò tutti i giorni andata e ritorno in bicicletta, attraversando Tempelhofer Feld, il vecchio aeroporto di Berlino ormai in disuso. Leggi tutto “Ich bin ein Berliner”

Il WWF proteggerà gli Arbitri?

di Giuliano Masola. Anche se può sembrare inverosimile, si sta pensando a una formale richiesta per avere qualcuno che si preoccupi degli ultimi arbitri rimasti, almeno nella nostra area. Infatti, siamo una razza in via di estinzione, per cui a buon diritto dovremmo essere accettati. Grazie a ciò, magari finiamo in uno dei tanti documentari sulla Natura che girano ventiquattro ore al giorno in TV; un po’ di pubblicità non guasta e ambire a qualche sussidio. Può sembrare una battuta, ma non è proprio così. Negli ultimi giorni, alcuni arbitri hanno sostanzialmente rinunciato e/o limitato notevolmente la propria disponibilità, soprattutto per campionati nazionali. Oltre a trattarsi di persone di esperienza, sono arbitri che conoscono bene il loro mestiere, ma ciò non basta di fronte a due sostanziali circostanze: il progressivo, e inarrestabile, calo fisico e il comportamento ignorante e talvolta becero di chi è sta fuori dal campo, ma che vuole decidere per tutti. In pratica, sempre meno “men in blue”, considerando pure che tra il più anziano e il più giovane ci sono circa quaranta anni: quasi due generazioni sono passate senza nuovi arbitri. Storicamente, si potrebbe far risalire l’inizio della crisi agli anni Settanta, cioè alla “rivolta degli Ufficiali di Gara” (arbitri e classificatori), domata dalla Federazione, che però si è ritrovata con la classica vittoria di Pirro. Da allora in poi si sono succeduti diversi presidenti e responsabili; ci sono stati pure nuovi arbitri, ma dalla “consistency” pressoché nulla. Leggi tutto “Il WWF proteggerà gli Arbitri?”

Intenzionale?!

di Giuliano Masola. Come diceva Casey Stengel: “Ero un battitore così pericoloso che mi davano la base ball intenzionale anche in allenamento”. La base intenzionale, che da circa un secolo è entrata di diritto nel gioco, ha sostanzialmente per due obiettivi: forzare il gioco  per aumentare la possibilità di eliminazioni, oppure mandare in base un battitore particolarmente potente, cercando di ridurre i danni. Negli Stati Uniti, fino al 1920, il ricevitore poteva posizionarsi in un qualsiasi punto di un triangolo equilatero, dietro il piatto, profondo circa 3 metri: con due lati di 4,20 metri e l’altro di 6,10 metri; chiamando lanci impossibili da colpire. Il numero delle basi ball intenzionali, però, crebbe talmente tanto da suscitare forti critiche, in particolare da parte di giocatori come Babe Ruth. Poiché ciò riduceva lo spettacolo e poteva influire negativamente sul numero degli spettatori, i proprietari delle squadre inizialmente pensarono di far dichiarare “balk” tale azione; di conseguenza, ci sarebbe stato l’avanzamento automatico dei corridori sulle basi, ma Hank O’Day, un arbitro veterano della National League, evidenziò che, secondo il regolamento, il ricevitore era solo obbligato a stare con entrambi i piedi nel box fino al momento del distacco della palla dalla mano del lanciatore (come ora). Alla fine si decise di modificare il box del ricevitore, riducendo la profondità a 2, 40 m. e i lati a uno. Leggi tutto “Intenzionale?!”

Giancarlo & C.

di Giuliano Masola. Non si tratta di una “premiata” ditta, anche se di successi Giancarlo Stanton ne ha avuti tanti e ne insegue ancora. Il suo passaggio dai Marlins agli Yankees negli scorsi mesi ha destato clamore, anche perché all’interno di acquisti che dovrebbero riportare la blasonatissima squadra della Grande Mela al successo. Il 13 maggio è stata celebrata la Festa della Mamma, per cui tutti i giocatori della Major League, e non solo, sono scesi in campo con divise color rosa. Niente di speciale, poiché ciò fa parte dello spettacolo, oltre che del gioco. Molti pensano che siamo noi ad essere dei “mammoni”, ma nelle altre parti del mondo non si è da meno. Ebbene, in quel pomeriggio, dopo il rinvio della partita di due ore e tre quarti, nella seconda metà del quinto inning, Stanton ha spedito la palla oltre il muro. Il fuoricampo veniva completamento di una giornata in cui, davanti a oltre 40 mila spettatori, il nostro eroe batteva quattro su quattro, zittendo tutti coloro che pensavano di aver fatto un cattivo affare. Penso che diversi di voi, come me, seguano le notizie della MLB, che riprende gli episodi salienti. Giancralo, non si può stopparlo!”. Poiché ormai la mia mente è in via di fusione, non ho creduto alle mie orecchie e, dal riascolto, è giunta la conferma. Chi segue il baseball che si gioca “di là da l’Aqua” (da non confondere con l’Oltretorrente) penso sia abituato a tutto, soprattutto si renda conto della più svariata provenienza dei giocatori (lo sapevate che Evan Langoria, attuale terza base dei S. Francisco Giants è di padre messicano e di madre di origine Ucraina?) e della apparente bizzarria di tanti nomi. In tutto questo, l’Italia attraverso i propri emigrati e i loro discendenti, è sempre stata ben presente. Oltre alla pizza (che qualche buontempone ritiene nata in California), ai macaroni e alla mafia, c’è il Baseball, quello con la “b”maiuscola. Leggi tutto “Giancarlo & C.”

Presente e futuro… forse

… ad integrazione e risposta all’articolo del Presidente Regionale Francesco Zucconi

di Giuliano Masola. Son un Tecnico prestato agli Arbitri, che fa anche del Softball. per non lasciare abbandonate chi lo pratica, soprattutto a livelli giovanili. Il Softball mi pare sia la cartina la tornasole di una situazione che da anni non si affronta, se non a forza di chiacchiere, che si fanno soprattutto quando c’è da conquistare una sedia. Per quanto lunga, l’esperienza non serve gran che;  credo, però, che si possano da considerare alcuni punti. Ciò che sta alla base del problema è la continua “invenzione”, cui si aggiunge una carenza dirigenziale vasta  e generalizzata. I dirigenti sono più determinanti dei Tecnici e degli Arbitri. Quasi sempre, ci si nasconde dietro il dito del volontariato, per cui tutto è ammesso: nel caos si vive bene, in pratica. Per quanto mi riguarda, faccio ripetuti tentativi di “passare fra le gocce” per entrare nella scuola (elementare in particolare), ma cozzo contro una dura realtà. A Parma, e non so se ciò sia presente in altre città, “Giocampus” ha preso in mano il “business” dell’attività sportiva e la Scuola si è adeguata a ciò. Be n che vada, si riesce ad essere presenti un paio di settimane a inizio e a fine anno scolastico, cercando di passare fra le maglie degli sport tipici da palestra: Pallavolo, Pallamano, Pallacanestro, ecce. I bambini sono pochi e su circa ventiquattro alunni di una classe, se tre o quattro hanno una vaga idea di cosa è il Baseball o il Softball, ed è già tanto. Leggi tutto “Presente e futuro… forse”