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Cambia la formula ma si gioca di meno nel nuovo campionato della serie A di baseball

La gioia dei Red Sox dopo la vittoria del titolo (Lauro Bassani - FIBS)

L’ultima immagine della scorsa stagione è stata la festa, sulle note della canzone ‘’Hasta Que Se Seque el Malecón’’, dei Red Sox Paternó per il successo ottenuto in rimonta, da 0-2 a 3-2, nella finalissima per il titolo contro il Bollate.

Dopo quasi 6 mesi, in occasione del primo fine settimana di aprile (sabato 1 e domenica 2), il campionato di serie A di baseball è pronto a scendere in campo e a regalarci ancora grandi emozioni. Lo farà però con una formula totalmente nuova e con, purtroppo, un girone ‘’monco’’, ovvero senza 2 squadre al via.

Non si doveva giocare di più?

Quando lo scorso 4 febbraio le società si sono riunite presso la sede FIBS (Federazione Italiana Baseball Softball) Emilia Romagna a Bologna, difficilmente era ipotizzabile un cambiamento così radicale di un campionato che, proprio grazie alla precedente formula, aveva sempre regalato grande equilibrio e continui colpi di scena fino all’ultima giornata.

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La tessera dell’Ordine

Il racconto della stagione 1985 di Gianluigi Calestani è giunto al Capitolo 4. E incontra un mito degli aspiranti giornalisti: La tessera dell’ordine

di Gianluigi Calestani

Per la redazione sportiva di Onda Emilia un problema non indifferente era quello relativo all’ingresso negli impianti sportivi.
Nessuno di noi risultava regolarmente iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti (la mia tessera data 1991) e a causa di questo particolare quasi insignificante (allora la pensavamo così…) spesso ci veniva negato l’accesso alla tribuna stampa in quasi tutti gli stadi d’Italia.

Il meccanismo dell’accredito era piuttosto semplice.
La Segreteria della radio contattava le singole società sportive, poi spediva un fax nel quale veniva chiesto il nulla osta per l’ingresso dell’inviato Gianluigi Calestani per la gara che avremmo voluto seguire.
Non era sufficiente: l’accredito non si negava quasi a nessuno ma l’accesso allo stadio e alla relativa tribuna stampa rimaneva quasi una ciclopica avventura.
In rapida successione dovevamo superare ostacoli progressivamente sempre più alti.
Il primo era rappresentato dagli addetti alla biglietteria che ogni tanto chiedevano di controllare la tessera dell’Ordine dei Giornalisti prima di concedere il pass per l’ingresso.
Il secondo, più complesso, era composto dalle maschere all’interno dello stadio.
“Mi faccia vedere la tessera dell’Ordine”, diceva la maschera.
“L’ho già mostrata all’ingresso”, azzardavamo noi.
“Ho l’ordine di controllare le tessere”, insisteva la maschera. E questo spesso era il punto di partenza di un’ingloriosa ritirata e il punto di arrivo delle nostre speranze.

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L’Esclusiva del baseball

Questo è il Capitolo 3 della serie con cui Gianluigi Calestani racconta la sua stagione 1985. Ci parla di come ci si contendeva L’esclusiva del baseball

L’inizio della stagione di baseball si avvicinava a lunghi passi, le giornate si allungavano e nell’aria iniziava ad aleggiare il profumo di pece e terra rossa.

La nostra redazione sportiva era giovane e agguerrita, pronta a raccontare con entusiasmo il cammino delle squadre parmigiane. Già, al plurale. Perché quell’anno anche la Crocetta di Sandro Rizzi si sarebbe presentata ai nastri di partenza di un massimo campionato a girone unico articolato su tre partite settimanali e che avrebbe visto dodici squadre al via.

I playoff sarebbero stati introdotti soltanto l’anno successivo.

66 (sessantasei!) partite per ogni squadra. Si cominciava a inizio aprile, ultimo turno nel primo weekend di ottobre. Ah già… allora si poteva giocare a baseball anche a settembre. Meglio evitare confronti con il format delle stagioni attuali, non vorrei apparire polemico e qui si offre spazio soltanto alla memoria, non alla politica sportiva Leggi tutto “L’Esclusiva del baseball”

Corino Catellani

Nei giorni scorsi è scomparso Corino Catellani. Probabilmente solo i più vecchi frequentatori dei diamanti si ricordano di lui. È stato un classificatore internazionale, un arbitro e, ancor più un amico in tempi esaltanti e difficili allo stesso tempo. Ci siamo incontrati, la prima volta, all’inizio dell’autunno del 1965, presso il Circolo ANMI – quello dei Marinai – in vicolo Giandemaria, un vicoletto nascosto dalle parti di borgo Onorato, che ho fatto fatica a trovare. Lui sapeva già bene cosa era il baseball, se non ricordo male era anche un dirigente, mentre io venivo dal “Bronx”, dal Quartiere Montanara, dove il batti&corri era agli esordi. Il maestro Giorgio Zanichelli ci faceva da insegnante con l’ausilio di un manuale ciclostilato e, soprattutto con una infinita pazienza; così le crocette per segnare le battute valide e i primi “k” per gli strike-out cominciarono a diventare. Il baseball, in quegli anni, cominciava a svilupparsi incredibilmente, quasi che i ragazzi di Parma fossero presi da sacro furore per mazze, guanti e palline. Anche il Sessantotto, in un certo senso, contribuì a dare una spinta, con il suo contenuto di ribellione al vecchio e alla ricerca di strade nuove e diverse, da scoprire. Beneck e Notari negli anni Settanta diedero una vera spallata, facendo conoscere Parma al mondo e il mondo a Parma.  Leggi tutto “Corino Catellani”

Convention, Convenzioni, Convinzioni

È tempo di convention, con “ ricchi premi e cotillons”, visto il periodo carnascialesco. Convention è una parola che riempie la bocca, che in qualche modo galvanizza. L’abuso di parole provenienti da atre lingue è pressoché inarrestabile, ma cosa si può fare? Dovremmo riprendere la grammatica e la sintassi, ma chi ne ha voglia. La lingua, la nostra lingua, ha un vocabolario ricchissimo, che supera grandemente quello di tante altre che vanno per la maggiore. Studiarla richiede dedizione e sacrificio, poiché ben poco si deve dare per scontato, poiché è il frutto straordinario delle lingue di tanti popoli. È una lingua che ha saputo accogliere diversi portati storici, amalgamandoli: i frutti sono nella biblioteca di quasi tutti, italiani e non. Ma ,incredibile e impensato ritorno a forme geroglifiche o ideogrammatiche, questo è. Proviamo, però, a fare un piccolissimo sforzo, via internet naturalmente, cercando, ad esempio, l’etimologia di “convenzione”. Molto semplicemente scopriremmo che significa aggregarsi, trovarsi insieme. Nella stessa ricerca, troveremmo “convento”, e qui qualcuno potrebbe fare un piccolo sobbalzo: andare alla convention vuol dire andare in clausura? Se fosse così, vista la generale crisi di vocazioni, quasi tutte le iniziative di questo tipo resterebbero pressoché deserte. La nostra bella, difficile e affascinate lingua, però, ci viene in soccorso, poiché, dietro l’idea di aggregarsi non c’é solo quella di  trovarsi insieme in un certo luogo e in un certo momento, ma giungere a un accordo. Gli antichi non erano più saggi di noi, ma più concretamente si rendevano conto che la mancanza di accordo era il più grande dei mali, poiché devastava l’organizzazione civile, la polis, lo stato. Oggi, ma non solo oggi, vediamo quanti incontri portino a risultati insoddisfacenti poiché non hanno, come risultato, un vero accordo. A tutti i livelli, la politica è compromesso; anche in uno sport piccolo come il nostro. Poiché nessuno vuol dimostrasi debole, nella maggior parte dei casi si rinvia la soluzione a una successiva convention… Leggi tutto “Convention, Convenzioni, Convinzioni”