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Giampiero Faraone: “Bisogna ritrovare l’orgoglio di giocare per la propria città”.

Giampiero Faraone rappresenta una delle voci più autorevoli e vincenti del baseball italiano. Prima giocatore, poi allenatore, ha condotto il Nettuno alla conquista dell’Italia e dell’Europa mettendo al contempo a disposizione della nazionale azzurra tutto il proprio carisma e la propria esperienza.
Nel 2006 partecipò alla prima edizione del World Baseball Classic come assistente di Matt Galante.

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Mazzieri: “Programmazione, investimenti, lavoro e pazienza. E giocare di più”

Il contributo di autorevoli opinioni sull’eredità lasciata dal World Baseball Classic inizia con Marco Mazzieri, manager dimissionario della nazionale italiana, che analizza per noi i riflessi derivanti dall’ottimo comportamento della sua squadra nella manifestazione appena conclusa.
“Se ripenso a quanto accaduto in occasione del Classic del 2013 devo affermare che dopo un ottimo seguito mediatico e un iniziale entusiasmo si è mosso ben poco. In quell’occasione il nostro passaggio al secondo turno creò un forte impatto emotivo ma poi tutto si esaurì in poco tempo senza che il nostro movimento ne traesse un effettivo vantaggio. Anche quest’anno il riscontro è stato notevole. Se nel 2013 avevamo superato il primo turno grazie ai successi su Messico e Canada, questa volta abbiamo sfiorato l’impresa di qualificarci pur essendo stati inseriti in un girone difficilissimo: siamo stati costretti a giocare lo spareggio con il Venezuela solo a causa di un fortunato errore di piazzamento del loro lanciatore nella seconda gara del girone. Se fosse stato in posizione canonica non avrebbe potuto effettuare il tiro che ci è costato l’eliminazione a casa base del corridore che rappresentava il punto della vittoria e il conseguente passaggio al secondo turno”.

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La tessera dell’Ordine

Il racconto della stagione 1985 di Gianluigi Calestani è giunto al Capitolo 4. E incontra un mito degli aspiranti giornalisti: La tessera dell’ordine

di Gianluigi Calestani

Per la redazione sportiva di Onda Emilia un problema non indifferente era quello relativo all’ingresso negli impianti sportivi.
Nessuno di noi risultava regolarmente iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti (la mia tessera data 1991) e a causa di questo particolare quasi insignificante (allora la pensavamo così…) spesso ci veniva negato l’accesso alla tribuna stampa in quasi tutti gli stadi d’Italia.

Il meccanismo dell’accredito era piuttosto semplice.
La Segreteria della radio contattava le singole società sportive, poi spediva un fax nel quale veniva chiesto il nulla osta per l’ingresso dell’inviato Gianluigi Calestani per la gara che avremmo voluto seguire.
Non era sufficiente: l’accredito non si negava quasi a nessuno ma l’accesso allo stadio e alla relativa tribuna stampa rimaneva quasi una ciclopica avventura.
In rapida successione dovevamo superare ostacoli progressivamente sempre più alti.
Il primo era rappresentato dagli addetti alla biglietteria che ogni tanto chiedevano di controllare la tessera dell’Ordine dei Giornalisti prima di concedere il pass per l’ingresso.
Il secondo, più complesso, era composto dalle maschere all’interno dello stadio.
“Mi faccia vedere la tessera dell’Ordine”, diceva la maschera.
“L’ho già mostrata all’ingresso”, azzardavamo noi.
“Ho l’ordine di controllare le tessere”, insisteva la maschera. E questo spesso era il punto di partenza di un’ingloriosa ritirata e il punto di arrivo delle nostre speranze.

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L’Esclusiva del baseball

Questo è il Capitolo 3 della serie con cui Gianluigi Calestani racconta la sua stagione 1985. Ci parla di come ci si contendeva L’esclusiva del baseball

L’inizio della stagione di baseball si avvicinava a lunghi passi, le giornate si allungavano e nell’aria iniziava ad aleggiare il profumo di pece e terra rossa.

La nostra redazione sportiva era giovane e agguerrita, pronta a raccontare con entusiasmo il cammino delle squadre parmigiane. Già, al plurale. Perché quell’anno anche la Crocetta di Sandro Rizzi si sarebbe presentata ai nastri di partenza di un massimo campionato a girone unico articolato su tre partite settimanali e che avrebbe visto dodici squadre al via.

I playoff sarebbero stati introdotti soltanto l’anno successivo.

66 (sessantasei!) partite per ogni squadra. Si cominciava a inizio aprile, ultimo turno nel primo weekend di ottobre. Ah già… allora si poteva giocare a baseball anche a settembre. Meglio evitare confronti con il format delle stagioni attuali, non vorrei apparire polemico e qui si offre spazio soltanto alla memoria, non alla politica sportiva Leggi tutto “L’Esclusiva del baseball”

C’è differenza tra una partita lenta e una partita lunga

Il Commissioner della Major League Baseball (MLB) Rob Manfred ha regalato un intervento molto interessante ai giornalisti che lo hanno incontrato venerdì a Lakeland (Florida), sede dei Detroit Tigers durante lo Spring Training. La stampa americana era desiderosa di sapere quali modifiche regolamentari verranno introdotte con la regular season 2017 e ha stimolato il Commissioner. Manfred non si è fatto pregare, anche se ha premesso che in questo momento non è in grado di dire per certo quali modifiche ci saranno. Però ha detto la sua, senza giri di parole. Leggi tutto “C’è differenza tra una partita lenta e una partita lunga”