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Lettera dalla Calabria “Summer League”

di Giuliano Masola. La Summer League è stata la naturale conseguenza della “Canny Fest” di cui abbiamo parlato precedentemente; Sstante l’importanza, si sta già pensando di festeggiarne il 25° anniversario l’anno prossimo. Si tratta di un campionato che si svolge nell’arco di poche settimane; occorre tener conto, infatti, che le vacanze, per chi non è del posto, durano dalle due alle tre settimane.

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Lettere dalla Calabria – “Canny Ball”

di Giuliano Masola. Cannitello è una piccola frazione di Villa San Giovanni, pochi chilometri a sud di Scilla. Ha di fronte l’antica Cariddi (Capo Peloro); la“banchina” – una piccola protuberanza rocciosa – fa da confine fra il Tirreno e lo Jonio. Si trova nel punto del Continente più vicino alla Sicilia ed è anche quello di arrivo dell’annuale Traversata a nuoto dello Stretto (dalla Sicilia alla Calabria, a causa delle correnti, e non viceversa, come qualche moderno millantatore ha voluto dare a bere). Da tanti anni, questo piccolo borgo, fino alla Seconda guerra mondiale reso ricco dalla filatura della seta, è il luogo del mio annuale “buen retiro”.  Il tempo incide anche sui costumi di un piccolo paese con le case sulla spiaggia, per cui anche i riti, religiosi o meno, risentono del modificarsi dei costumi e perdono l’antica freschezza e capacità di coinvolgimento. Il mare è bello, piatto solo nel momento in cui le correnti, ascendente e discendente, si fronteggiano, prima di scambiare il loro moto. La vita da spiaggia, per quanto bella, tende alla monotonia, a uno scimmiottamento del quotidiano: al posto di giacca e cravatta, ci sono costume, ombrellone, sedia, sdraio, e la valigetta è sostituita dalla piscinetta – “Che barba… che noia”, come diceva l’impareggiabile Sandra Mondaini.

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In scena

di Giuliano Masola. Si fallisce in tanti modi; uno di questi è cominciare a fingere, indossare la maschera, anche se non è Carnevale. Si tratta del sintomo di un crollo morale, dell’ammissione di inadeguatezza, della ricerca di un orgoglio che più non c’è. Ognuno di noi ha una sua parte, deve andare in scena, baseball compreso. Da attori non professionisti tentiamo di recitare a soggetto, di comprendere bene il perché della nostra parte. Eppure una ce l’abbiamo e cerchiamo di interpretarla come siamo capaci. Poiché la scena è ampia è difficile cogliere ogni particolare, ma dal nostro angolo di osservazione ci proviamo. Non abbiamo un vero copione, sappiamo più o meno cosa ci aspetta e non sempre comprendiamo cosa ci si aspetta da noi. Il baseball non è una telenovela, anche se in alcune occasioni presta il fianco a esserlo. E’ contestualmente commedia e tragedia e passa dall’una all’altra condizione ,in un attimo. Per molti una partita di baseball è noiosa.

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Un giorno di mezza estate

di Giuliano Masola. Ci sono tanti modi per cominciare la giornata, uno è quello di ascoltare le ultime notizie, normalmente non belle, se non inquietanti. L’altra è quella di guardarsi i risultati delle partite di Major League; un’altra ancora può essere quella di leggersi le ultime dallo spazio. Insomma, la giornata può anche cominciare bene, non tanto distogliendo l’attenzione da quanto ci accade intorno e che ci costringe a pensare ogni giorno di più alla nostra fragilità umana, quanto per iniziare con qualcosa di positivo.

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Chiacchiere

di Giuliano Masola. “Chats”, chiacchiere. Se ne fanno tante, in ogni dove e per qualsiasi argomento. Faccio parte di una razza in via di estinzione, me ne rendo conto. Faccio fatica ad assuefarmi ai nuovi mezzi, al nuovo modo di chiacchiere via internet; fino a non molti anni fa, bastava trovarsi al bar, ma era l’età della pietra, o giù di lì. La tecnologia ci ha messo a disposizione tanti mezzi per interconnetterci, al di là della nostra volontà. Basta avere un numero di telefono ed è fatta. Nel caso più semplice si tratta di messaggi, più che di vere chiacchiere. Le cose serie, per così dire, si hanno con strumenti molto potenti, come Facebook e What’s up. Finché si chiacchiera intorno a un tavolo o a un bigliardo non emergono particolari problemi, a meno che qualcuno non abbia voglia di attaccar briga. Con i mezzi tecnologici la cosa si fa più seria, poiché le dichiarazioni di ognuno possono rimbalzare in tutto il mondo in pochissimo tempo. Il rischio di scambiare lucciole per lanterne si moltiplica a dismisura, riproponendo la domanda di sempre: “quale è la verità” (dai nostri vecchi sappiamo che “morì fanciulla”).

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