di Giuliano Masola. Le mani sulla città è il titolo di un film di Francesco Rosi del 1963, in cui vi è una durissima, spietata denuncia della speculazione edilizia degli anni Sessanta. Nel nostro mondo piccolo ora di tale speculazione non ce ne può essere tanta (il nuovo presidente ha recentemente affermato che si occuperà personalmente del problema degli impianti, per occorre essere fiduciosi), ma forse ce n’è una di altro tipo. Siamo ormai nel girone di ritorno dei campionati giovanili; oltre alla classifica e alle speranze di avanzamento alle successive fasi regionali e nazionali, c’è la grande kermesse dei tornei estivi. I più noti si svolgono a Collecchio, Colorno, Parma (Crocetta e Oltretorrente) e Sala Baganza. Fra questi, il “Due Torri”, organizzato dall’Oltretorrente e il “Torneo internazionale di Sala Baganza” paiono attualmente i più gettonati. Secondo il principio economico (elaborato in una fumosa e innominata osteria) del “gioco ricco mi ci ficco”, da alcuni anni l’attenzione dei vertici arbitrali è calata su di essi. Ciò ha una situazione che tende a limitare fortemente la partecipazione di arbitri locali (in gran parte non più giovanissimi) a questi importanti occasioni. Può sembrare paradossale, ma le società organizzatrici pagano molto per arbitri che giungono da tutta Italia, mentre questi non percepiscono praticamente nulla (salvo le spese di viaggio) – ci sarebbe da interrogarci sul perché le società accettano o sono costrette accettare questa situazione. I due principali tornei della nostra area, cui si uniscono il Torneo delle Regioni, che lo scorso anno si è svolto a Collecchio e quest’anno avrà Vicenza come sede, e il Mundial Hit organizzato a Macerata, sono stati trasformati in momento di valutazione e selezione per gli arbitri (teoricamente giovani) che intendono far carriera, cioè accedere a campionati superiori. Una buona idea, in linea generale. Ça va sans dire, però, che agli ufficiali di gara disponibili e selezionati vengono affiancati arbitri di IBL, ovviamente per contribuire alla formazione, e il gioco è fatto. Così, diversi arbitri, che si smazzolano centinaia di partite in campionato, possono avere una grande opportunità: stare a guardare; ed è bene che lo facciano poiché certamente dagli altri si impara sempre qualcosa. Il tema di per sé investe direttamente poche persone, ma è la spia di una situazione, di una deriva tanto strisciante quanto pericolosa. Da molti, troppi anni, nella crisi generale che ha colpito il nostro batti&corri, si nota l’assenza di personalità che sanno elevarsi oltre la media, di idee, di una comune volontà di uscire da una situazione che non può che portare al finale che non vorremmo. Come detto in più occasioni, il numero striminzito e insufficiente di arbitri, almeno dalle nostre parti, è il segnale di una visione purtroppo miope. A quanto mi risulta, questo tema non è stato certo fra i principali discussi in occasione della elezione del presidente nazionale: c’erano senz’altro altre priorità (la sedia, in particolare). Purtroppo, non ci si rende conto in modo realistico che la mancanza di arbitri è uno dei principali rischi per la sopravvivenza. A ciò si è aggiunta la fine di quel Comitato Provinciale che per tanti anni ha costituito, anche nei momenti di maggiore difficoltà, un cardine organizzativo, quale punto di incontro, di aggregazione, di scambio. Alla domanda “Siamo vincoli o sparpagliati?”, purtroppo possiamo solo rispondere “sparpagliati”, poiché siamo pochi e divisi. Così, quando il re della foresta del momento si presenta supportato dai clientes finiamo per fare la riverenza e continuare a lamentarci fra di noi. Credo che la situazione attuale, purtroppo non destinata a migliorare nel breve periodo, debba portare a una profonda riflessione. Ad esempio, tanti anni fa, quando fu deciso di cassare senza tante spiegazioni il campionato di Pony League (Allievi, o Under 14) le società si trovarono spiazzate e persero molti ragazzi, mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza. Quando ciò venne fatto presente ai massimi livelli, la risposta fu che si sarebbe potuto sopperire organizzandosi in sede locale (più o meno come ora): harakiri!, erano le società ad essere in colpa, a non voler far giocare i ragazzi! Certamente, l’assillo del bilancio, in generale, è tale da far passare in secondo ordine tutto il resto, ma i soldi da soli non bastano a risolvere la situazione. Senza una precisa presa di coscienza e, soprattutto, una comunanza di intenti e di sforzi, tutto va a pallino. Se lascio spazio, qualcuno lo occupa (stiamo drammaticamente vivendo a livello mondiale questa situazione). Andando nelle scuole ci si rende conto, ad esempio, di quanto si stia perdendo la conoscenza del nostro sport. Forse mi saranno capiate classi particolari, ma nelle prime elementari solo due/tre ragazzi su oltre una ventina hanno una vaga idea di che cosa sia il baseball, e quasi esclusivamente perché è presente nei viedogiochi o in qualche cartone animato. Forse qualcosa c’è da fare, ci sono tanti argomenti su cui riflettere, interrogarci. Fra un paio anni Parma celebrerà il suo settantesimo compleanno di baseball: sarà una festa, o un miserere?
Svegliamoci, prima che sia troppo tardi. Giuliano Masola
12 giugno 2017