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Mondiale Softball Chiba 2018: l’Italia ottiene la prima vittoria (8-0 per manifesta) contro il Botswana

Fibs. L’Italia interrompe la striscia negativa e mette in cascina la prima vittoria del Mondiale di Chiba. Contro il Botswana le azzurre vincono 8-0 in quattro riprese e mezza e mettono il primo tassello per il tentativo di rimonta verso il quarto posto, utile alla qualificazione alla seconda fase.

È una vittoria ancora formato Piancastelli e Fama: sono loro, infatti, a suonare la carica con il loro potenti giri di mazza che consentono di avanzare immediatamente nel punteggio e cercare di abbreviare il più possibile il tempo di permanenza sul campo di gioco, in una giornata caldissima con il sole a picco. Leggi tutto “Mondiale Softball Chiba 2018: l’Italia ottiene la prima vittoria (8-0 per manifesta) contro il Botswana”

Serie A1 Baseball – 6a giornata di ritorno – resoconto sabato sera 04/08

Fibs. Nuovo verdetto in Serie A1 Baseball: il Nuova Città di Nettuno si è qualificato ai playoff. La sconfitta della T&A San Marino per 16-2 contro il Rimini, secondo in classifica, e la vittoria del Città di Nettuno sul Tommasin Padova per 6-2, ha sancito l’ingresso dei nettunesi ai playoff. Il Parma Clima, sconfitto a sorpresa per 6-5 al tie-break dal Padule, viene raggiunto al terzo posto dai laziali e resta ad un piccolo passo da una qualificazione non ancora matematicamente certa. La UnipolSai Bologna, sicura del primo posto e della partecipazione alla European Champions Cup 2019, si aggiudica la ventunesima partita di fila, sconfiggendo per manifesta superiorità (15-3 al settimo) il Nettuno City. Leggi tutto “Serie A1 Baseball – 6a giornata di ritorno – resoconto sabato sera 04/08”

Mondiale Softball 2018: due sconfitte di misura per l’Italia nella terza giornata di gare

Fibs. Prima partita di quelle dall’epilogo che si vorrebbe mai raccontare. L’Italia, dopo aver perso la gara d‘esordio con il Giappone, perde anche la seconda partita contro l’Australia, ma si deve rammaricare per aver gettato al vento una enorme opportunità di mettere a segno un gran colpo. La vittoria delle aussie matura alla fine e si concretizza al primo inning supplementare, sfruttando due errori della difesa azzurra. Dal 2-0 del primo inning al 2-3 dell’ottavo passano 2 ore di massima tensione e, per larghi tratti, gioco di livello altissimo livello, poi l’esperienza dell’Australia fa aumentare anche la pressione e l’Italia incassa una sconfitta che brucia tantissimo, ma che lascia anche la sensazione di aver giocato un ottimo softball.

 

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Al pomeriggio l’Italia manca ancora l’appuntamento con la prima vittoria nel Mondiale di Chiba ma, per la seconda volta in un giorno, esce dalla sfida contro il quotatissimo Canada con un solo punto di scarto (1-0) e dopo aver lottato alla pari. Da calendario è una partita che si gioca in trasferta e quindi l’Italia attacca per prima. Differentemente dalla prima partita della giornata Fama (impiegata interbase e come sempre lead-off) e Piancastelli (questa volta seconda nel line-up e difensore del cuscino di terza) non piazzano i colpi da maestre sul partente canadese, Sara Ann Plourde e si capisce immediatamente che sarà un episodio a cambiare l’ordine delle cose.

 

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Domani, domenica 5 agosto, alle ore 12.30 (le 5.30 in Italia) quarto appuntamento del Mondiale per le azzurre, contro il Botswana.

 

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Vieni in USA!…No, tu no.

di Giuliano Masola. Chi ama il batti&corri si trova a proprio agio negli spazi aperti, idealmente senza una recinzione che li limiti. Il baseball ha bisogno di spazio, aperto in tutte le direzioni. Anche se esigenze pratiche finiscono limitarlo. Ai primordi del baseball, la grande area che si estendeva western barriere oltre gli esterni era chiamata “pasture”, un pascolo accessibile a tutti Tanti western ancora oggi si rifanno alla lunga e sanguinosa lotta fra allevatori e agricoltori, fra chi voleva spazi aperti il trasferimento delle mandrie e chi poneva recinzioni. Forse è anche per questo che in molti stadi, alle spalle degli esterni si ricostruiscano ambienti naturali, con rocce e cascate. In molti casi è il fiume, il mare, la ferrovia a fare da confine. C’è sempre uno spazio, una via di fuga, un punto di partenza. Tanti hanno begli occhi quel campo dei sogni, dove la barriera di granturco, a prima vista impenetrabile, in realtà collega passato e presente, fra sogno e realtà. Per quanto ci riguarda. è indubbio il nesso fra chi ha contribuito a farci recuperare la libertà, oltre settanta anni fa, e il fatto che ancora oggi si giochi a baseball: la foto del soldato che batte una palla su un campo improvvisato, dopo lo sbarco di Anzio, è emblematica. Le cose non nascono per caso. Poco dopo l’attacco di Pearl Harbour, fu proposto a Franklin D. Roosevelt di non far disputare il campionato per dare il massimo contributo allo sforzo bellico. Nella sua famosa “Lettera verde”, indirizza a Kenesaw Mountain Landis, Commissioner e giudice noto per le drastiche decisioni prese nel “Black Sox scaandal” (8 giocatori dei White Sox radiati), espresse il suo pensiero: “In tutta onestà, sento che la cosa migliore per il paese sia che il baseball prosegui…che tutti debbano avere una possibilità per divertirsi, sgombrare la mente dalle fatiche ancor più di prima…300 squadre e 5-6000 giocatori formano una struttura in grado di far divertire 20 milioni di persone”. In Giappone, al contrario, il campionato venne sospeso. Molti giocatori andarono in guerra e diversi vi lasciarono la vita. Quel terribile periodo, però, comportò dei cambiamenti in senso positivo; negli Stati Uniti, ad esempio, per sopperire alla mancanza di uomini, fu creata una Lega femminile (ricordate Ragazze vincenti?). Non solo: il combattere gomito a gomito ha dato una notevole spinta anche all’abbattimento delle barriere razziali: la presenza di Jackie Robinson nelle Major Leagues non è nata dal nulla. La guerra ha causato danni incalcolabili, anche per i vincitori; col senno di poi, sarebbe stato meglio sfidarsi in una serie di partite di baseball, anziché usare armi micidiali mai viste. L’America è un grande paese e per molti rappresenta ancora la meta di tanti alla ricerca di un futuro migliore. Il baseball è gioco e spettacolo, ma soprattutto business: si cercano talenti, per cui non si guarda certo né al colore della pelle, né alla provenienza. Le leggi che permettono il superamento dei confini sono sempre più severe. Nonostante ciò, il 30 % dei giocatori Major League non è nato negli Stati Uniti. Nel 2015, i Texas Rangers furano chiamati “la squadra delle nazionalità”, per la presenza di ben 15 giocatori non USA. Oggi, le trasmissioni radiotelevisive in diverse lingue rappresentano la normalità. Eppure, non è tutto oro quello che luccica. Sta succedendo qualcosa di inatteso, che sorprende e interroga. Pochi giorni fa, la formazione dell’Emilia Romagna ha conquistato la possibilità di andare alle World Series della Senior Little League, quale rappresentante della macroregione Europa-Africa (l’Africa dei clandestini!). Daniel Onceanu non è nato in Italia ma vive qui da quando aveva sei anni, è stato negato il visto per entrare negli Stati Uniti, senza una motivazione pubblicamente espressa; potenzialmente avrebbe potuto essere un immigrato illegale, se non peggio ‒ di questi ce ne sono già troppi ‒ e poi non aveva l’appoggio di qualche persona giusta (forse doveva passare dalla Florida). Daniel ha iniziato a giocare nel Poviglio, una società in cui ragazzi di tanti paesi trovano un importante punto di riferimento e coesione, facilitando la loro integrazione; un esempio in questo senso. Sono rimasto addolorato dalla vicenda, anche perché arbitro Daniel e i suoi compagni da sempre. Il problema dell’accesso negli Stati Uniti non riguarda solo le persone. Chi esporta negli Stati Uniti, soprattutto prodotti alimentari, si rende presto conto dell’impossibilità di conoscere il motivo dell’eventuale blocco di prodotti da parte dell’ente preposto: no match. Situazioni come quella del nostro giovane e bravo giocatore non facilitano le relazioni e costituiscono un limite notevole all’incontro e allo scambio, sia sportivo, sia culturale. Le barriere aiutano chi traffica sulla pelle altrui, contrariamente a quanto viene sbandierato, giocatori di baseball compresi. In questo momento, purtroppo, c’è chi, come il “presidente dal pelo rosso” (stomaco compreso), sta provando a mettere il silenziatore alla Campana della Libertà, sostituendola con la Colt della violenza. Il suo comportamento trova tanti seguaci anche da noi e i risultati li stiamo toccando con mano. Quanto accaduto mi ha fatto ricordare un paio di esperienze americane. Nel 2000 ho avuto occasione di recarmi negli States per lavoro, proprio nei giorni delle World Series fra Yankees e Mets, che però non sono riuscito a vedere (come ho invidiato l’amico Sal!). Nel 2008 vi sono tornato con mio figlio per una breve vacanza fra i diamanti. La prima volta, sbarcato all’aeroporto JFK di New York, ho superato i controlli quasi inossservato. La seconda, sceso a Boston, ho trovato due file: una snella per cittadini americani e una seconda per gli “immigranti”, sottoposti una verifica accurata, impronte digitali comprese, alla presenza diversi agenti armati. Il mondo era cambiato. Non credo che in casi come quello del giovane di origini moldave, ci si debba fermare a qualche riga; penso, infatti, che occorra avere la forza di porci domande, di cogliere segnali per ribadire un maggiore impegno, una superiore sensibilità e una grande disponibilità, per essere liberi di lanciare, battere, correre, e nono solo, senza confini. Mi rende particolarmente preoccupato e triste chi si oppone allo “ius soli” e contemporaneamente spinge alla violenza, scimmiottando tragicamente modelli lontani dal nostro humus culturale. Chi pensa di detenere il potere indossando i colori della cacarella e della bile, finirà per farci trovare in una situazione tristemente immaginabile, nonché maleodorante. Il baseball vero è tutta un’altra cosa. Come disse Jackie Robinson, “Non sono interessato alla vostra simpatia o antipatia…tutto quello che chiedo è che mi rispettiate come essere umano”.

 

giuliano, 1° agosto 2018

 

 

 

 

Mondiale Softball 2018: il Giappone sconfigge 9-0 l’Italia nella partita inaugurale

Fibs. Il Mondiale di Softball è iniziato con un risultato amaro per l’Italia. Ancora più indigesto se oltre ad analizzare il risultato nudo e crudo (9-0 per manifesta inferiorità con la sesta ripresa iniziata e non terminata) ci si sofferma sul gioco espresso dalla squadra, che non ha retto l’impatto contro la corazzata nipponica e ha commesso troppi errori per poter pensare e sperare di rimanere in partita. Una gara iniziata male, con un fuoricampo di Eri Yamada al primo lancio di Greta Cecchetti e proseguita con una combined perfect game per Yukiko Ueno e Yamato Fujita. Leggi tutto “Mondiale Softball 2018: il Giappone sconfigge 9-0 l’Italia nella partita inaugurale”