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C’è un posto per tutti… anche per il Baseball

di Giuliano Masola. Una delle più importanti decisioni prese dai Romani fu quella di ammettere tutte le religioni, a meno che non minassero le istituzioni, in particolare la figura dell’imperatore ‒ il Pantheon ne è la dimostrazione ‒; allo stesso modo vi fu il riconoscimento della cittadinanza a tutti i sudditi dell’Impero. Diversi secoli dopo, un altro Impero, però, non ne ha seguito le orme; il baseball, infatti, fra le due guerre mondiali, non ha potuto svilupparsi, nonostante buone premesse. Il compianto Roberto Buganè, cui va tutto la nostra riconoscenza per aver creato un Archivio Storico in ambito FIBS, è riuscito a raccogliere, anche per quel periodo, documenti significativi. Fra la fine degli anni Venti e l’inizio dei Trenta, il baseball venne insegnato dall’Opera Nazionale Balilla, sulla base di un Regolamento di tredici pagine. Nel 1932, Attilio Poncini, in Giuochi ginnastici e presportivi; metodologia e descrizione, dedicò ben ventiquattro pagine al batti&corri. Un regime che mira a un impero, deve mostrare la sua grandezza, anche nello sport, con la costruzione di stadi, palazzi e opere che lasciano il segno. Fra le tante statue che abbelliscono il Foro Italico e che in gran parte fanno da corona allo Stadio dei Marmi, vi è un’opera di Aroldo Bellini che rappresenta un giocatore di baseball. Per la precisione, si tratta di un ricevitore con il suo armamentario, che pare appoggiarsi a una mazza: un novello gladiatore, in linea coi desideri di romana potenza dell’epoca. Leggi tutto “C’è un posto per tutti… anche per il Baseball”

Che ti lancio? un pizzicotto

di Giuliano Masola. Christy Mathewson, nato il 12 agosto 1880 a Factoryville (Pennsylvania) e morto il 7 ottobre 1925 a Sarnac Lake (New York), è una delle icone del baseball. Grandissimo lanciatore, “Big Six” giocò dal 1900 al 1916 per i New York Giants. Era uno di quelli che non si tirava mai indietro: nel 1905, vinse tre partite senza concedere punti in sei giorni conquistando le World Series. I suoi lanci principe erano la palla veloce e il “fadeaway”, l’attuale “screwball”. Spesso si associano i giocatori dei primi anni del baseball professionistico all’ignoranza: tanti muscoli, zero cervello ‒ “Casey at the bat” ne è l’emblema. Se ben ricordate il superclassico cartoon, Casey è più che sicuro di spaccare la palla, ma al momento clou si fa prendere dalla troppa foga. Christy Mathewson era l’esatto contrario, era uno che sapeva cogliere il momento, trovare nuova forza nelle difficoltà. “Pitching in the Pinch”, edito nel 1912, è il libro in cui riporta le sue memorie, traendo spunto per riflessioni e suggerimenti. Come spesso accade il linguaggio del baseball ci coglie impreparati, come un lancio mai visto prima. Se traducessimo alla lettera il titolo del libro, avremmo “lanciare nel pizzicotto”, ma che vuol dire? Fortunatamente ci viene spiegato che non si tratta di dare un buffetto alla palla o di pizzicare le corde di una chitarra, ma di una situazione particolare in cui tutto cambia, si aprono nuove strade. Leggi tutto “Che ti lancio? un pizzicotto”

Una questione di mazza

 

di Giuliano Masola. Come diceva Ted Williams “Dio ti manda alla battuta, ma una volta che sei lì sono affari tuoi”. Al di là di chi ti ci manda, in battuta occorre andarci con la mazza che ti fa sentire più sicuro; per questo la soppesiamo e ne controlliamo l’impugnatura, in particolare. Non ci chiediamo perché questo attrezzo è fatto così. Ripercorrerne la storia può fornire alcuni elementi interessanti, poiché collegata alle modifiche apportate nel tempo al “vecchio gioco”. Leggi tutto “Una questione di mazza”

Tutti a Scuola!

All’inizio dell’anno scolastico ho cercato di riproporre il Baseball nelle scuole elementari per mantenere accesa una fiammella in un quartier dove oltre cinquanta anni fa sorgeva il Montanara Baseball. I rapporti con le scuole nel corso di quattro anni sono più che migliorati, ma restano dei limiti pressoché invalicabili. In ambito scolastico ci sono tante esigenze e, soprattutto, vi è un problema di responsabilità, per cui, allo stato attuale, la nostra presenza può continuare solo attraverso un rapporto di fiducia e un atteggiamento professionale continuo. Siamo gli ultimi, o quasi, fra tanti sport; è inutile negarcelo. Leggi tutto “Tutti a Scuola!”

Vincent

di Giuliano Masola. Non preoccupatevi, non parlerò di Van Gogh, né delle belle atmosfere provenzali. Vincent è un ragazzo di dieci anni, balzato agli onori della cronaca, quella del baseball, perché imita gli arbitri, stando in tribuna. Con una divisa impeccabile, munito di maschera e di sacca per le palline, effettua ogni chiamata con notevole stile. Per gli arbitri in campo è diventato un amico; il 22 settembre, prima della partita fra Nationals e Mets, gli hanno regalato un conta strike. Le sue piccole dita, all’inizio, hanno fatto una certa fatica a manovrarlo, ma poi tutto è filato liscio. Il comportamento di Vincent può essere considerato una sorta di farsa, ma la costanza e la serietà con cui agisce fanno cambiare rapidamente idea. Sappiamo quanto business ci sia nel baseball professionistico, per cui ogni occasione è buona per far pubblicità, richiamare spettatori. A differenza di tanti suoi compagni, Vincent va allo stadio per seguire i suoi arbitri prediletti, piuttosto che i giocatori famosi. Per avere la migliore gestualità ed essere davvero “in campo”, il ragazzo si guarda le partite del giorno prima, prestando grande attenzione alle chiamate, ai replay, alle espulsioni. Un vero autodidatta, che combina abilità fisiche e tecnologia, per cui c’è già chi lo pronostica arbitro alle World Series del 2045. Come sempre, i ragazzi hanno qualcosa da insegnarci, soprattutto per quanto riguarda le loro scelte. La visione degli adulti è spesso offuscata, distorta; soprattutto condizionata dall’esperienza. Ciò fa una grande differenza, una differenza che stroppo spesso non consideriamo. Anche altri hanno imitato gli arbitri allo stadio, magari sotto forma di un balletto. Arbitri finti si possono incontrare negli stadi americani da una decina d’anni e la cosa è più seria di quanto si immagini, poiché, quanto viene raccolto durante le loro messinscena ha fini benefici. Ciò ci deve fare riflettere, poiché focalizza l’attenzione su un aspetto che pare scomparire con il passaggio a categorie sempre superiori: l’aspetto ludico. I ragazzi vivono di gioco e hanno un grande spirito di imitazione; su questo contano moltissimo gli insegnanti. Un ragazzo bravo, studioso e con buone capacità relazionali può diventare un ottimo punto di riferimento per i compagni. Penso che quasi tutti abbiano un personaggio, un atleta, una squadra di riferimento, qualcosa da imitare. Il bravo allenatore mostra ogni movimento, ogni giocata affinché i giocatori imparino e possano migliorare. Stessa cosa può valere per gli arbitri. In particolare coi più giovani, credo che il comportamento e la capacità di relazionarsi siano fondamentali; il regolamento viene dopo. Per conto mio, è indispensabile mettersi alla loro altezza (per me è facile, visto il mio 1, 60 scarso). Ragazze e ragazzi si rendono conto delle caratteristiche di un arbitro molto di più di tanti allenatori e osservatori. Leggi tutto “Vincent”