di Beatrice Nicoli . La squadra amatori del Ferrara Baseball si impone su Ozzano, tornando al successo dopo quasi un anno. Grande prova di una squadra che ha ritrovato l’armonia. Dopo undici mesi dall’ultimo successo, al termine dei playout 2016 contro gli Opossum, i Mandrakes tornano alla vittoria superando nettamente gli Ozzangeles Ozzano. In linea con copioni recenti, i ferraresi partono un po’ sghembi, trovandosi sotto di due punti nel primo inning. Ma stavolta la recita cambia: brilla l’organizzazione generale del gioco, visti attori e comparse stringersi compatti in una sola cosa, sostenendosi a vicenda e seguendo lo spartito con calma e disciplina. Il diamante dalla seconda ripresa chiude le porte, con Stalyn Bell Mulen e Roberto Medeot in grande spolvero, e il ritorno in fondo al campo dell’esterno Marzaduri ad affiancare Spinelli e Squarzanti. Quest’ultimo si alterna in pedana al partente Abetini, molto lucido a trovare la misura alle mazze avversarie.
Al proprio turno in battuta, i ducali non fanno mai cilecca, andando a segno in progressione geometrica: valide per tutti, con doppio per Lavezzi e tripla per Manzoni, che portano Ferrara al comodo vantaggio 16-10 all’ultima difesa. Acque troppo profonde per possibili arrembaggi: Ozzano ne fa due prima dell’ultima splendida eliminazione, con passaggio “no look” di Benetti al terza base. La meritata vittoria degli amatori Ferrara Baseball è un’iniezione di fiducia e di allegria per l’ambiente; a novembre la squadra sembrava in via di scioglimento, poi la tenacia della società l’ha riportata in campo ripartendo dal gruppo storico e raccogliendo innesti tra amici e neofiti. “Giochiamo senza ansia”, ammette coach Benetti, “E questo ci fa bene. Il clima è sereno, cosa che ha cementato il gruppo. Alla lunga, queste piccole soddisfazioni non risultano tanto banali”. L’unico obiettivo dichiarato all’inizio, quello di gustarsi il piacere del gioco, potrebbe ora cambiare per nuovi traguardi: i maghi dovranno misurarsi con Orioles e di nuovo con gli Opossum, e non è più così utopico pensare di migliorare il piazzamento finale. Perfino di bissare quello dello scorso anno, quando i muscoli e il talento sulla carta erano di più.