fbpx

Fast o Slow…ma sempre Pitch”

di Giuliano Masola. Ogni giorno siamo inondati da argomenti riguardanti l’alimentazione, o meglio la cucina, per cui il titolo potrebbe rimandare a questo tema. In realtà, si tratta di softball amatoriale nelle varianti “fast” e “slow” pitch. Nelle città americane è facile trovare spazi pubblici per divertirsi con palla e mazza: Al Central Park di New York, dove i campi non hanno confini, gli esterni di squadre diverse finiscono per incrociarsi, cogliendo l’occasione di scambiare qualche battuta mentre inseguono la palla. Può essere emblematico anche quanto proviene dal cinema americano. In “Codice d’onore”, ad esempio, il brillante e giovane avvocato della Marina Daniel McAfee, impersonato da Tom Cruise, discute con la controparte le cause in corso, mentre sta allenando la propria squadra: dalla giacca e cravatta alla casacca il passo è più che breve. Il Softball è giunto in Italia, inizialmente al maschile, assieme alle truppe americane ed ebbe inizialmente una buona diffusione.

Alla fine prevalse il Baseball, per cui il softball, nella versione fastpitch, finì per diventare una pratica sportiva al femminile. Nel corso del tempo, in parallelo al baseball e al softball ufficiali, il softball amatoriale ha avuto una crescita notevole. Pur non possedendo cifre esatte, per quanto riguarda il fastpitch, si può ritenere che ci siano almeno un centinaio le squadre in Italia; molte altre praticano lo slowpitch. Tanti anni fa il softball amatoriale, a Parma, è nato con tornei alla buona, come “Stasera gioca papà” ‒ non escludendo ovviamente le mamme ‒, per poi giungere fino alla partecipazione a tornei interaziendali. In particolare per lo slowpitch, non è indispensabile avere una particolare esperienza: si può imparare giocando; ciò permette di dare la possibilità di partecipare veramente a tutti.  Ciò che negli anni Ottanta poteva sembrare un effimero esperimento, sta rivelando tutta la sua importanza. Il baseball è una malattia, spesso incurabile, poiché a porta misurare le tue capacità in senso lato: per questo richiede una particolare dedizione. Il softball amatoriale ha un grande vantaggio, poiché è in grado di adattarsi alle singole realtà locali. Quest’anno, dopo anni, mi è stato chiesto di arbitrare al torneo in corso di Slow pitch. Confesso che ho iniziato con una certa emozione, soprattutto vedendo tanti “miei” ragazzi; qualcuno di loro è già nonno, per cui… meglio non pensarci. Se col baseball e il softball classici faccio fatica, con lo slow pitch, apparentemente più semplice, l’impegno non è poi così da meno. In campo c’è chi ha giocato anche ad alto livello, in grado di fare cose egregie, pur se talvolta la capacità fisica erosa dal tempo pone qualche ostacolo. Questo è il bello, poiché finisce per mettere tutti allo stesso piano, così come la grigliata a fine partita, se la serata lo permette. L’attività amatoriale, per tanti anni è stata sostanzialmente poco considerata dagli organi ufficiali. Fare qualsiasi attività sportiva, anche a livello amatoriale, comporta degli obblighi, in particolare assicurativi e idoneità fisica, e per questo, chi non è già un tesserato FIBS si deve arrangiare attraverso altri enti sportivi (ARCI, CSI, UISP, ecc.). La FIBS ora pare interessata a inserirlo fra le proprie attività, cercando di contribuire a risolvere ance tali problemi. Non solo, poiché vi è già una nazionale di fast e, da quest’anno, anche una di slowpitch, che disputerà gli Europei nella Repubblica Ceca. Questi possono rappresentare passi importanti, soprattutto se il tutto rimane all’interno di una vera e sentita amatorialità, che non significa però disorganizzazione. Ciò che è più interessante è merita di essere approfondito è proprio l’entità del fenomeno in espansione, in linea, si potrebbe pensare, anche con l’invecchiamento generale della popolazione. Spesso ci si lamenta un po’ di tutto, ma credo che ciò dipenda anche da una certa ignoranza (come quella che colpisce me per primo). Spesso abbiamo parlato delle difficoltà trovare dirigenti e arbitri (con relativi riflessi sulla qualità complessiva). Ora, se nella sola nostra provincia ci sono almeno duecento che partecipano a campionati e tornei dall’inizio della Primavera alle fine dell’Autunno, giocando almeno il doppio della partite di una squadra di A1, sarebbe bene tenere la cosa in considerazione, anche per avviare e mantenere un costante collegamento. In questo senso, sarà interessante seguire l’evolversi della situazione, tenendo anche che praticamente ogni società ha un suo sito, speso molto curato, da cui trarre informazioni. Organizzazione e riconoscimento ufficiali sono importanti, ma occorre, a mio parere, procedere “con juicio”, poiché il seme del “dover vincere” può rovinare un terreno in grado di dare frutti importanti, se ci sforziamo di coglierli.
Giuliano Masola, 14 maggio 2018