di Giuliano Masola. Un sito di Astrofisica, per illustrare la Teoria della relatività, mostra Albert Einstein che batte una palla da baseball, prima da fermo, poi su uno skateboard per mostrare che le velocità si sommano. Eppure il grande scienziato si era detto sicuro che “ che è più facile imparare la matematica che non il baseball”. Che fisici e matematici si siano approcciati al batti&corri per i loro studi è cosa risaputa, basti ricordare la lunga diatriba sulla palla curva, che per molto tempo fu ritenuta una illusione ottica, oppure che una palla veloce si alzasse, vincendo la forza di gravità. Di altro parere era Stephen Hawking che, come ha scritto Davide Patitucci sul “Fatto Quotidiano on line” (18 marzo 2018), sognava di superare Einstein e scommetteva enciclopedie di baseball con il premio Nobel Kip Stephen Thorne. Hawking, purtroppo immobilizzato dagli anni Ottanta da una malattia del motoneurone (qualcosa di simile al morbo di Gehrig), ha svolto ricerche in campi particolarmente interessanti quanto difficili: campi gravitazionali e buchi neri. Proprio a questo proposito ebbe a dichiarare che “Einstein sbagliò quando disse: ‘Dio non gioca a dadi’. La considerazione dei buchi neri suggerisce infatti non solo che Dio gioca a dadi, ma che a volte ci confonde gettandoli dove non li si può vedere”.
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