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Un diamante chiamato Bennu

 

di Giuliano Masola. Che nome strano!, direte, forse francese (“bien nu”: completamente nudo, spoglio); niente di tutto questo. Per trovare una soluzione, dovremo fare un lungo percorso, un lungo viaggio fra le stelle. La sonda spaziale OSIRIS-Rex della NASA in questi giorni ha raggiunto il suo obiettivo, un asteroide a circa due miliardi di chilometri e, a fine anno, ne farà una prima perlustrazione, avvicinandosi fino a 19 chilometri dalla superficie. Dopo una serie di avvicinamenti successivi, estrarrà dal sua terreno roccioso sessanta grammi di materiale che, nel 2023, saranno fatti cadere nel deserto dell’Arizona, prima dell’invio a Houston, nel Texas per le analisi scientifiche. Data la composizione dell’asteroide, si ritiene di poter ricavare utili informazioni da quanto potrà essere recuperato, con l’obiettivo, nel futuro, di usare corpi celesti di questo tipo come miniere. Per quanto nudo e spogio, sotto la sua superficie ci possono essere importanti risorse. Si tratta di una grande sfida. cosa che suscita interesse, per gli ammalati cronici di betti&corri come il sottoscritto, è che l’asteroide, come dice il commentatore, ha la forma di un diamante, di un campo da baseball. Non è un fatto nuovo che i tecnici della NASA utilizzino termini sportivi nelle imprese spaziali, ma questa volta ci sono aspetti che rendono la cosa più simpatica. Per cominciare, lo scienziato più importante del progetto OsirisRex, sia chiama Dante Lauretta e il ragazzino di nove anni che ha vinto il concorso per il nome da attribuire all’asteroide porta il nome di Michael Puzio. Il ragazzino del North Carolina, molto probabilmente affascinato da antiche culture, ha spiegato i motivi, prendendo spunto dal movimento di apertura e chiusura dei meccanismi che permettono alla sonda di portare a compimento la missione, che assimilava: “al collo e alle ali di Bennu, il grande grigio airone che spesso veniva dipinto nei templi egizi. Osiride, figura suprema delle divinità egizie, e l’airone mitologico consacrato al dio Ra, simbolo della resurrezione e della morte, quindi dell’eternità; tutto si collega. E poi dicono che gli americani sono ignoranti… (mi sa che i sopraddetti, senza nulla togliere agli altri, devono avere delle origini italiche). Come sempre abbiamo sempre qualcosa da imparare e, credo che lo facciamo più volentieri, quando i nomi delle persone di talento, quello che la fantasia rende ancora più splendente, ci fanno sentire aria di casa. Su un asteroide largo poco meno di cinquecento metri ci potrebbero stare quattro campi da baseball, un Quadrifoglio due”: si potrebbe fare la proposta e con la prossima navetta, mandarvi la terra rossa. Viaggiare fra le stelle non è facile: una impresa come quella in atto è senza dubbio estremamente ardua e piena di fascino. Pochi giorni fa ho assistito in diretta alle ultime fasi dell’atterraggio dell’ultima sonda su Marte. Ciò che mi ha colpito è stato l’ambiente della sala operativa: una squadra composta da tante persone, di ogni parte del mondo, che hanno studiato e lavorato duramente e che avrebbero potuto trovare, anziché il successo, che la delusione di un fallimento (con relativi milioni di dollari volati via). Come nel baseball, appunto. Tutto questo, credo, deve portare a una continua riflessione, a porre dubbi cui provare a rispondere. Fino a pochi anni, quasi solo gli scrittori di fantascienza pensavano che ci fosse vita nello spazio, che l’uomo non fosse solo. Prove sempre più evidenti ci stanno dimostrando che la vita c’è, ed è un grande motivo di speranza. Per questo, penso che dobbiamo sempre più contribuire a un progetto comune, anche se ciò significa rinunciare un poco alle nostre idee, al nostro modo di pensare. La nostra società, specialmente quella dello Stivale, sta cambiando e cambierà ancor più nel giro di pochi anni, anche se farisaicamente, si vuol dimostrare il contrario (opporsi ai cambiamenti è storicamente fallimentare). Ciò lo vediamo nei nostri campi; anzi abbiamo dovuto affrontare questa cambiamento prima degli altri. Ciò dovrebbe darci un vantaggio, passando dalla novità al consolidamento e, ancor più alla innovazione. Nei giorni scorsi è stato eletto un nuovo Presidente Regionale, questa volta al femminile. Dovrà difficoltà tante quante sono le teste delle persone. Difficilmente riuscirà a proporre e realizzare progetti da sola, per cui le auguriamo di sapersi scegliere validi collaboratori. Come diceva Toscanini “in Italia, ogni orchestrale è un direttore”, contrariamente a quelli americani che sanno seguire il maestro, abituati dal baseball a fare un gioco di squadra. Ci auguriamo che la grande sfida che il baseball e il softball si trovano ad affrontare a ogni livello possano essere vinte, o almeno ci si provi a vincere, cercando di scavare fino in fondo nei problemi per poterli risolvere. Perché, come ha detto Rickey Henderson, “Se la mia uniforme non è sporca, vuol dire che non ho fatto nulla in partita”.  E la nostra partita più bella è ancora da giocare, fra le stelle.

 

Giuliano Masola, 5 dicembre 2018