fbpx

La quadratura del cerchio

di Giuliano Masola. Ci sono problemi che restano insoluti, come la quadratura del cerchio, la trisezione dell’angolo e la duplicazione del cubo risolti con riga e compasso. Ogni giorno, più o meno consapevoli, li abbiamo davanti e tentiamo di risolverli. Marc Rayman, direttore della missione Dawn della NASA (navicella spaziale per esplorare Cerere e Vesta), ritiene che la migliore approssimazione di pi greco sia rappresentata dal numero 3 seguito da “sole” quindici cifre dopo la virgola. Diciamo la verità, noi del baseball questo lo abbiamo sempre saputo. Chi sta sui diamanti sa molto bene come districarsi fra cerchi e quadrati: i quattro angoli rappresentati dalle basi sono all’interno di un settore circolare, un quarto di cerchio. Di conseguenza, ciò che da millenni è un cruccio per le menti migliori, per noi rappresenta quasi una banalità. In effetti, ogni azione si svolge attraverso movimenti rettilinei e circolari continuamente. I più raffinati sosterranno che non è esattamente così, ma, come detto, si tratta di giungere alla migliore approssimazione. Che dire di più; forse qualcosa, considerando il fatto che ogni azione ha un preciso obiettivo e che solo attraverso il raggiungimento coordinato dei singoli obiettivi si può raggiungere il successo: il “goal” come direbbero gli esperti di risorse umane. Perché proprio questo è il punto: abbiamo a che fare con le persone, cioè con ogni singolo individuo, che fatica far combaciare i propri interessi con quelli più generali. La scelta teoricamente è semplice: modello caserma o convincimento. In una visione ottimistica, si propenderebbe per il secondo modo; peccato che la realtà sia tale da rendere questo tipo di approccio poco praticabile, anche perché richiede tempi lunghi e una grande preparazione da parte di chi intende adottarlo. D’altro canto, da molti anni non c’è più il servizio militare obbligatorio, per cui anche il modello caserma ha delle controindicazioni. C’è un terzo e antico metodo, quello del bastone e della carota, che è quello utilizzato più comunemente. Organizzare e dirigere una squadra, di conseguenza, pone diversi interrogativi, soprattutto comporta impegno e dedizione. Autorità e autorevolezza non sono sinonimi, e non è facile che la stessa persona possieda contemporaneamente tali caratteristiche. Spesso si parla di una curva di sviluppo ‒ nel fare le curve, nel senso di evitare di affrontare problemi reali, siamo da sempre maestri ‒ in cui a una fase di crescita corrisponde una di decrescita. Come diceva un famoso manager, il problema non tanto avere i migliori giocatori quanto metterli insieme. La vera capacità, penso, sta nel fare in modo che la debolezza di alcuni sia compensata, o ancor meglio superata dalla abilità e dall’esempio degli altri. Ciò che importa, alla fine, è l’ottenimento del miglior risultato possibile, per cui la caccia la pi greco resta sempre aperta. Anche nel migliore dei casi, il successo non è mai completo, poiché, raggiunto un traguardo, occorre fissarne un altro, alzare l’asticella: la tensione al risultato resta una costante. In ogni caso, ci sono temi di fondo che non vanno sottovalutati, né dimenticati. Spesso si parla di approccio laico, di laicità; un arbitro, ad esempio dovere avere l’approccio più laico di tutti. Siamo uomini però, nati dalla terra, e con la stessa terra in continuo cambiamento ed evoluzione. Il fatto, per esempio, che quella degli arbitri sia una specie in via d’estinzione come quella dei preti, potrebbe rappresentare una opportunità, per le macchine ovviamente. Ogni giorno facciamo di tutto per cercare aiuto nei robot ‒ i cellulari con sempre nuove “app”, per esempio. Peccato che questi strumenti ogni tanto non funzionano, per cui ci fanno tanto arrabbiare; soprattutto hanno una morte programmata. Forse questo ci salva un po’. Se ciò è vero, o almeno verosimile, occorre renderci conto di quanto sia pesante la dipendenza dai media, diventando strumenti degli strumenti. L’utilizzo del cervello per delega, le cui conseguenze penso siano più che visibili, più che risolvere, aggrava ed estremizza i problemi. Credo sia capitato a ognuno di noi che, dopo aver chiesto un aiuto e aver ricevuto una risposta affermativa, avere amaramente scoperto che l’impegno non è stato onorato. Ciò, purtroppo. è all’interno di un percorso drammatico: la progressiva preponderanza dei diritti sui doveri. Ma noi questo problema non l’abbiamo, poiché ci sono tantissime regole (che penso nessuno conosca e soprattutto interpreti perfettamente) che portano a un equilibrio fra chi attacca e chi difende. Purtroppo, mi rendo conto ogni giorno di più di quanto la mancanza di solide basi culturali influisca negativamente in ogni dove, ma mi rassicuro, poiché avendone già quattro, noi dovremmo partire avvantaggiati. Forse, abbiamo altre possibilità per trovare la quadratura del cerchio. Per esempio, possiamo ridurre a un quadrato le ruote della bici (qualcuno ci ha già provato, con qualche difficoltà di movimento) o ancor meglio, seguire il movimento della ruota del carretto usato per tirar le righe e porre dei segni a ogni giro completo della stessa: un bel metro a nastro, prendiamo i dati, ed è fatta. In questo secondo caso, automaticamente, faremo una cosa ancora più importante: piegare la schiena e abbassare quel capo che troppo spesso teniamo alto per supponenza e vanagloria. A pensarci bene, pi greco è il numero che contraddistingue l’uomo, la sua intelligenza, quella che ci spinge a guardare lontano, nel profondo, consci della nostra imperfezione. Anche nel Baseball, naturalmente. Giuliano Masola 10 marzo 2018