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Eventi

di Giuliano Masola. Il termine “evento” significa “venir fuori, emergere”, ma anche gli esiti che ne derivano, come il successo, o meno. Siamo sovraccaricati di eventi, per cui non c’è più nulla di normale: tutto, o quasi, deve essere sopra le righe. Forse per questo che udito e vista sono sempre più in pericolo: basta guardare quanti negozi di ottica ci sono e la martellante pubblicità sul tema del sentirci o meno (se siamo  davvero sordi, magari la vediamo, ma sentirla è un altro film). In un Paese dove il tema delle elezioni è quasi costantemente in prima pagina (anche se ci sono seri dubbi che si tratti la pagina più importante), cosa si può fare se non “eventificare”? Dal tubo scoppiato in su (o un giù, visto che si tratta di tubature normalmente sotterranee), tutto è evento. Ogni momento c’è una sirena che suona, o canta per noi. È un po’ come tanti sistemi di allarme che si mettono in azione solo a guardarli: dopo un po’ nessuno ci bada più, anzi sono una “rottura”. Forse di questo non si rendono conto coloro che stanno in alto, che hanno la poltrona corredata di cintura di sicurezza e air-bag. I ragazzi giocano, poco e male – organizzativamente parlando – non ci sono arbitri, intere regioni non hanno la minima idea di cosa sia il baseball: che problema c’è? Gli eventi, magari grandi e strombazzati, sono ciò che conta. Una bella serie fra nazionali, ad esempio, sarà certamente in grado di far risorgere il baseball e il softball in luoghi dove sono stati sepolti da tempo, o stanno per esserlo. Poiché, secondo lo stile che sta maggiormente prendendo piede, tu organizzi e trovi i soldi, magari facendo debiti, se una volta spesi non ne hai più per il prossimo campionato, vuol dire che sei un… . Purtroppo il nostro Paese, per quanto meraviglioso, è fragile: terremoti e alluvioni accompagnano quasi ogni stagione, ma per questo si è mai deciso di giocare di anticipo. Così è un po’ il nostro batti&corri, che si è ridotto tanto male da non permettersi non solo eventi di vero rilievo, ma di gestire il quotidiano con un minimo di programmazione e organizzazione. Chi va alle riunioni regionali e nazionali, per prima cosa sentirà parlare del bilancio, nel senso che non ci sono soldi, per cui ognuno cerchi di sbrigarsela come può (salvo i biglietti aerei per lontane destinazioni, poiché fanno parte di un fondo “speciale”). Ciò non solo è triste e deludente, ma comporta guai a non finire. Che problema c’è se manca l’arbitro?  Forse uno c’è, almeno del punto di vista della vil moneta, poiché le Società versano in anticipo la tassa gare e ciò dovrebbe costituire il diritto ad averle coperte. Ma lo sanno tutti: chi vuol mai fare l’arbitro… . Così l’”aurea mediocritas” si trasforma in “profunda stupiditas”, coi risultati che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi. Mi spiace molto dirlo, ma mi pare che nel nostro piccolo si stia vivendo il concetto che “in mancanza di cavalli, corrono gli asini”, ma per fortuna non tutti gli asini sono stupidi, e questo ci permette di sopravvivere. In casi come questi, mi ritornano davanti agli occhi le immagini dell’apprendista stregone che fa la magia – l’evento – e rischia di finire affogato dall’acqua che ha fatto sgorgare senza riuscire a fermarla. La bacchetta magica, come la mazza, bisogna saperla usare. Nel nostro ambiente le generazioni fanno fatica a confrontarsi, anche perché ci manca praticamente quella di mezzo. L’esperienza da sola non dà saggezza, così come è difficile diventare saggi – cioè essere in grado di dare il giusto peso alle cose – senza una vera esperienza. Ogni giorno siamo soggetti alle “boutades” di dilettanti allo sbaraglio di qualsiasi età: uno spettacolo triste e diseducativo, a mio parere, frasi e slogan che puntano al disordine, alla violenza, facendo leva su una ignoranza sempre più profonda e pericolosa. Purtroppo, anche da noi si assiste all’analfabetismo di ritorno. Troppi sono coloro che hanno imparato qualcosa all’inizio e poi si sono fermati. Non aggiornandosi, non preparandosi per compiti sempre più ardui – le esigenze e le richieste delle nuove generazioni sono sempre più difficili da affrontare – si trovano ad annaspare, inventando magari quello che non c’è. Insomma, dall’ignoranza all’evento il passo può essere molto breve. Ogni volta che facciamo qualcosa, non dobbiamo solo essere convinti che lo facciamo per il bene e il futuro del batti&corri, ma dobbiamo sforzarci di chiederci cosa fare per chi verrà dopo di noi. Oggigiorno ci si crede simili agli dei: eternamente giovani, magari belli e pimpanti, ma un ginocchio comincia a dar fastidi, si deve iniziare a stare attenti con la schiena, le lenti si fanno sempre più spesse, l’udito comincia a calare, eccetera. Così può avvenire anche per la mente. I fuochi d’artificio, gli exploit, gli eventi vanno bene, ma devono essere ben allineati alle forze che possono concretizzarli, dando ad essi un seguito positivo, virtuoso. Di norma, però, spenti i riflettori, si ritorna a casa, contenti, fieri del “c’ero anch’io”,  ma domani c’è una partita da giocare e non siamo certi di avere bambine e bambine in numero sufficiente… . Ma non c’erano tanti ragazzi la sera prima? Certo, ma quasi tutti giocano ad altro: ciò che gli interessava era la bandierina da appendere sul letto, un cappellino nuovo modello, e così via. Non resta che “smazzolarci” i problemi.  E i capi dove sono? Purtroppo la cintura di sicurezza s’è impigliata e non riescono più a staccarsi dalla sedia: sono impossibilitati a venire a darti una mano; però, hanno inviato una bella  e-mail, tutta saggezza e comprensione; hanno suggerito di pensare a un bell’evento per superare ogni difficoltà; non dobbiamo abbatterci, ma restare ottimisti. Come si dice “domani è un altro giorno”… senz’altro un grande evento!  Giuliano Masola, 19 settembre 2017