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La luce della Luna

di Giuliano Masola. William Patrick Kinsella (1935-2016) è stato uno scrittore e giornalista canadese dallo sconfinato amore per il baseball; nel suo lavoro di ricerca è stato instancabile e il numero delle sue pubblicazioni elevatissimo; il suo libro più conosciuto, almeno in America, è Shoeloess Joe, la vicenda di un grande giocatore coinvolto nel noto scandalo dei White Sox nel 1919. Fra i giocatori del passato che Kinsella ha contribuito a mettere in luce c’è quelle di Archibald Wright “Moonlight” Graham, nato a Fayetteville, North Carolina, il 12 novembre 1877. Graham ha giocato per pochi anni – una foto lo ritrae con la divisa dei Giants. La sua unica apparizione in Major League è del 29 giugno 1905; nell’incontro che vedeva i Giants con i Brooklyn Superbas, fu schierato all’esterno destro nella seconda metà del nono inning, ma nessuna battuta arrivò su di lui. Spesso nel baseball si hanno giocatori dalla brevissima carriera, che talvolta passano nel libro dei record per una sola impresa; ciò può essere comprensibile in un paese dove il baseball è storia, e viceversa. Chisholm, nel Minnesota, dove “Doc” Graham è morto, non è certo la città più famosa degli Stati Uniti, ma questa può diventarlo se a essa si allaccia una storia importante per quanto poco conosciuta. Immagino che tanti abbiano visto L’uomo dei sogni, con Kevin Costner, il sognatore, e Burt Lancaster nei panni di “Doc” Graham, l’uomo che rappresenta un’altra faccia del baseball, avendo preferito la carriera di medico a quelle sul diamante.  Graham è stato forse più un samaritano di un medico, poiché spesso ha prestato gratuitamente la sua opera per i meno abbienti, vivendo fra la gente comune, lontano dalle folle. Quando giocava veniva chiamato “Moonlight”, “Chiarore della Luna”, un nomignolo di cui non si conosce l’origine, che pare degno di un pellerossa. La Luna non ha una luce propria; non è illuminata dal Sole, ma dalla Terra, per cui, stante la distanza, resterà illuminata oltre un secondo, nel giorno in cui la nostra stella si spegnerà. Ciò può portare a diverse riflessioni, ma credo ce ne sia una da proporvi. Nonostante tutto, del nostro satellite non sappiamo più di tanto; fino a pochi decenni fa ne conoscevamo solo una faccia, ma capace di far fantasticare. Ad esempio, quand’ero bambino, mio nonno mi diceva, guardando la luna piena, che ciò che si vedeva sulla faccia era un uomo che falciava, o portava una fascina… In tutti i tempi, ognuno ha dato la propria interpretazione a quella faccia, cercando di rispondere, innanzi tutto a se stesso. La Luna ci illumina di riflesso e la sua luce è sostanzialmente fredda (il motivo per cui scalda il cuore degli innamorati è tutto da scoprire – meglio così). Il baseball si gioca nella stagione in cui il sole illumina e riscalda di più; per giocare di sera, ci vorrebbero tante lune: fari elettrici ne prendono il posto. L’uomo si è sempre sforzato di trovare soluzioni che potessero aiutarlo a superare i problemi e i limiti che la natura ha imposto; per questo ha lasciato i monumenti, cose che tramandano il ricordo. In questa società sempre più frettolosa, in cui l’istante pare dominare e il passato da cancellare. Ma il baseball vuole ricordare e, insieme a tutte le informazioni in tempo reale – velocità del lanciatore, rapidità del giro di polsi del battitore, angolo della battuta, distanza dal piatto, velocità del difensore, ecc. – vuole ricordare, trasformare l’istante in momento di storia; per questo gli scorer – moderni scribi – sono attentamente all’opera. “Moonlight” Graham, nonostante la sua unica e brevissima apparizione, ha trovato un suo posto nella storia; non sono tanto per le sue statistiche, ma per il significato profondo della sua opera, per la sua capacità di scegliere. La sua vita, lasciato il terreno di gioco, è stata un susseguirsi di azioni continue a favore del prossimo. Tutti, a un certo punto della vita, ci troviamo di fronte a scelte non facili; chi ha giocato molto, ad esempio, fa fatica a rendersi conto di quando è ora di smettere e vive quel momento come un dramma. Ciò che è veramente difficile è capire che una scelta è sintomo di cambiamento, il momento per accettare nuove sfide. Che ci piaccia o no, dobbiamo sempre ripartire da casa (base) e tentare di compiere quel percorso che dovrebbe portarci al raggiungimento dei nostri obiettivi più profondi, rendendoci conto che, nella maggior parte dei casi, non riusciamo da soli a raggiungerli, poiché abbiamo bisogno degli altri, di una squadra che gioca anche per noi. Uscendo dal campo, l’ideale sarebbe aver con sé una valigetta con quegli attrezzi che ci permettono di fare altre cose, soprattutto azioni positive verso il prossimo. Ci sono dei casi in cui la palla pare danzare lungo la linea di foul: possiamo lasciarla libera di completare la sua corsa, oppure di fermarla in qualche modo. Proviamo a pensare: cosa succederebbe se in quella palla che trotterella ci fossimo noi a fare da piloti? Con una valigetta da “Doc” e al chiar di luna, naturalmente.   Giuliano Masola 18 giugno 2017