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Una Giornata particolare

di Giuliano Masola. Chi ama il cinema penserà subito al noto lavoro di Ettore Scola, con Marcello Mastroianni e Sofia Loren. La vicenda drammatica di Gabriele, licenziato perché omosessuale, e Antonietta che si incontrano il giorno della visita di Hitler a Roma, pone domande cui ancora oggi non è facile rispondere. Di certo di baseball in Italia nel 1938 non se ne parlava proprio; purtroppo c’erano altri temi molto più seri, dalle leggi sulla razza e un’alleanza che avrebbe condotto a una guerra devastante.

Oggi è una giornata particolare: è il Primo Maggio, il giorno in cui si festeggia il Lavoro.  Gli appassionati di baseball non devono preoccuparsi: MLB.TV funziona, poiché e negli States, il Paese dove le stelle superano le strisce (almeno per ora) si gioca regolarmente. E allora, perché porsi tante domande; meglio star sereni e godersi una diretta. Certo, senza però dimenticarci che intorno a una pallina ci sono tanti fili, anzi un filo lunghissimo. Un filo è collegamento, curiosità, tanto è vero che i giovani che si accostano per la prima volta al baseball non vedono l’ora di aprire una pallina, per vedere cosa c’è dentro. Una volta si pensava che ci fosse una sfera di ferro, ma poi, arrivando fino in fondo, si è visto  che c’è una piccola sfera di gomma dura.  Chissà, forse anche per questo occorre andare al nocciolo della questione. La curiosità è anche storica, per cui forse vale la pena di ricordare cosa accadde nei primi giorni maggio del 1886. Il primo di quel fatidico mese si apre col botto. Per quanto riguarda il baseball, quel giorno, Al Atkinson realizzò una no-hitter  per i Philadelphia Athletics dell’American Association (lega nata nel 1882 come rivale della National League) contro i New York Metropolitans, Per il lanciatore dell’Illinois si trattava della sua seconda partita senza concedere valide. Albert Wright Atkinson (1861-1952) aveva iniziato a giocare con gli Athletics nel 1884, nella Union Association (lega che visse solo un anno); in quella stagione vinse 11 partite e ne perse altrettante. Niente di speciale, a meno che non si consideri il fatto, quasi scandaloso all’epoca, che un giocatore non avesse rescisso  il contratto per andarsene in un’altra lega. Il secondo è ben più importante. Il primo maggio del 1886 ebbe inizio uno sciopero alla McCormik di Chicago, che produceva trebbiatrici, per ottenere la riduzione dell’orario di lavoro da 16 a 8 ore giornaliere. Il 4 maggio, avvenne ciò che è passato alla storia come la Rivolta di Heymarket; una vera tragedia con 11 morti, a seguito di una bomba lanciata da un anarchico, cui era seguito un attacco delle forze dell’ordine ai manifestanti. La festività odierna, nata nel 1889, ricorda quei tragici avvenimenti in gran parte del mondo; negli Stati Uniti però, il Labuor Day, la cui è canadese, viene festeggiato il primo lunedì di settembre. Certamente dal 1886 ad oggi sono stati fatti grandi passi, sia nel mondo sportivo che nel mondo del lavoro. Occorre pensare, infatti che gran parte del baseball, in particolare di alto livello, è costituito da professionisti, da aziende vere e proprie, che operano a livello internazionale. Come in tutte le organizzazioni c’è una gerarchia, con lavoratori a vari livelli, con contratti e condizioni diversi; non sempre tutto fila liscio. La cinematografia americana, anche in tempi recentissimi, ha trattatato più o meno direttamente di tali problemi. Tanti si ricorderanno dello sciopero che dal 12 agosto 1994 al 24 aprile dell’anno seguente ha inciso pesantemente su due stagioni delle Major League. Da quella durissima contrapposizione, però, sono emersi accordi che stanno evitando il ripetersi di situazioni simili, migliorando il rapporto contrattuale fra giocatori e club. Certamente diversa è la situazione del baseball di casa nostra, dove la grande costante preoccupazione è trovare i soldi per fare il campionato. Ciò però non evita che ci siano situazioni da tenere sotto osservazione. Ad esempio, il divario notevole fra società, che si potrebbero definire “ricche” e le altre è notevole e ciò si traduce nella differenza di risultati. Una maggiore disponibilità finanziaria permette di acquisire giocatori di maggiori capacità e, quindi, di puntare al successo. Il perdurare, però, di una situazione di questo tipo conduce inevitabilmente alla sconfitta complessiva. La qualità è importante, direi fondamentale: limitare la possibilità di offrire poche partite di alto livello non è certamente incentivante né per il pubblico, né per i giocatori. È un problema che viene da lontano, dagli anni in cui il baseball italiano sembrava poter fare un vero salto di qualità. Quel filo, però, non è mai riuscito a dipanarsi, per cui ora ci si trova in una sorta di pseudo dilettantismo che pare senza via d’uscita. Tutto ciò cosa c’entra col primo Maggio o con il Labuor Day. Credo che il collegamento sia legato dalla parola “lavoro”. Lavoro è fatica, un impegno mentale oltre che fisico. Mentre la fatica fisica, esaurite le forze, a un certo punto si interrompe, quella mentale non può – o meglio non dovrebbe – conoscere soste. Sento tante persone in giro che più lamentarsi, si accontentano, preferiscono vivere in una sorta di aurea mediocritas, sperando che qualcuno trovi la soluzione, il bandolo della matassa. Anche questa mattina c’era una matassa, un gran numero di persone che sfilava, che si ritrovava, che aveva voglia di riavvolgere il filo di una storia che sembra disperdersi in un silenzio che musica e discorsi non riescono a vincere. Persone coi segni della fatica nelle membra e della preoccupazione nella mente. Ma nel loro sguardo la voglia di farcela, di non arrendersi; dovremmo imitarle, invidiarle. Anche se, ancora una volta, siamo sotto e manca solo uno strike per essere spacciati, abbiamo la possibilità di colpire la palla e, come nel più classico dei cartoni animati, batterla tanto forte da romperla e veder un lungo filo che si svolge, per finire là, dove il futuro ci attende. Giuliano, Primo Maggio 2017.