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Appuntamenti da non perdere.

di Giuliano Masola. Nel 2019 abbiamo tante ricorrenze, dal Trattato di Versailles a conclusione della Prima guerra mondiale, allo sbarco sulla Luna, alla Caduta del Muro di Berlino, per citarne solo alcuni. Ci sono però almeno un paio di date che ci riguardano. La prima è quella più importante e significativa. Il 15 giugno 1949 veniva fondato il Baseball Parma (a quell’epoca non ero ancora in campo: avevo solo un anno e abitavo a Medesano, dove il gerlo era di casa).

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Fra palla morta e base ball

di Giuliano Masola. Con i soldi si può comprare tutto (o quasi, direbbe chi sa spogliarsi delle miserie umane), e il batti&corri non fa eccezione. C’è poi un’altra idea, quella della conquista, e ben lo sanno battitori e corridori, Ai primordi del baseball, quando il gioco del Nuovo Mondo cominciò a prendere distanze da quello del Vecchio, c’erano regole abbastanza severe, soprattutto per proteggere i battitori. Fino al 1876, il lancio che colpiva il battitore non era considerata “palla morta”, ma semplicemente un “unfair pitch”: tre lanci non buoni costituivano un ball; poiché con tre ball si aveva diritto alla base, in pratica occorrevano nove lanci non battibili.

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Una pallina… da meditazione

di Giuliano Masola. “Anche su una oliva si può meditare…”, scriveva in modo provocatorio un poeta futurista di un secolo fa. Beh, a questa provocazione potremmo rispondere con un’altra, prendendo una pallina e osservarla, rigirandola fra le mani. Se facciamo attenzione, possiamo ascoltarne la storia e scoprirne i segreti, raggiungerne perfino il cuore. La prima fabbrica di palline fu aperta nel 1871 da Albert James Reach, che era nato a Londra e in America era diventato un bravo esterno, contribuendo anche a creare i Philadelphia Athletics, nell’ambito della Association, nel 1883. La sua ditta divenne famosa, tanto che il marchio di fabbrica fu mantenuto dalla Spalding, che ne era divenuta proprietaria nel 1890, fino al 1975. Attualmente, al centro della pallina vi è un nocciolo duro, derivante dal da cricket. Una pallina da Major League per essere tale deve superare circa una ventina di test: deve essere perfetta e avere 108 punti di cucitura. A questo punto, la mente degli amanti del cinema, soprattutto di quello avente il baseball come soggetto, correrà immediatamente al monologo di Annie Savoy: “108 sono le cuciture di una pallina da baseball e 108 i grani di un Rosario…” (si tratta di una forzatura, poiché normalmente questi ultimi sono circa una metà, ma va benissimo così). Un tema sempre presente è stato quello dei materiali: fino a non molti anni fa, la copertura esterna doveva essere di pelle di cavallo, e non altro. Forse qualcuno ancora ricorda partite protestate e vinte perché la squadra di casa aveva usato palline con altro tipo di pellame. Un altro punto per lungo tempo dibattuto è stato quello del colore. Nel 1870, venivano usate palline colorate di rosso nelle giornate soleggiate, mentre nel 1872 furono stabiliti gli attuali peso e misura.

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Foul & spritz!

di Giuliano Masola. Nel 1884 il lancio da sotto venne abolito in favore dell’attuale. La palla divenne più difficile da colpire e il numero dei foul incrementò. Nel 1901 nella National League venne adottata la regola dello strike legata al foul ball; l’American League la seguì nel 1903. Fino a quel momento, i battitori, non essendo chiamati strike le prime due battute in foul, continuavano a cercare di toccare la palla all’infinito per lucrare una base su ball. Una battuta in foul può provocare danni fisici agli spettatori. La Corte Suprema del Michigan però, nel 1908, stabilì che chi si guardava la partita, in un’area non protetta, lo faceva a proprio rischio e pericolo. Agli inizi del Novecento, spitball e screwball divennero di moda; il risultato era un maggior numero di giocate in diamante, ma anche un incremento delle battute in foul. Nel 1913 ‒ l’anno seguente l’adozione di un nuovo tipo di pallina con all’interno uno strato di sughero per renderla più stabile ‒ a seguito di una controversia che aveva coinvolto il Kansas City Baseball, furono codificati i casi di negligenza da parte dello spettatore e di dare la possibilità, a chi lo avesse richiesto, di vedere la partita da un punto protetto. Una regola che vale ancora oggi: chi va allo stadio in America trova chiaramente scritto che la società di casa non si assume i rischi derivanti da battute in foul e/o altre attrezzature che possono finire in tribuna, come le mazze spezzate. La cosa che però ci si aspetta, soprattutto quando in campo brillano le stelle, è quella di potersi impossessare di una palla finita fuori dalle protezioni, in campo buono o meno non importa: quanti casi abbiamo visto di palle rubate all’esterno con i mille replay relativi? Portarsi a casa la palla, dopo averla orgogliosamente mostrata in giro, è particolarmente appagante: “C’ero anch’io!”. Non è proprio stato sempre così: nei primi regolamenti si concedevano fino a cinque minuti per recuperare una palla finita fuori.

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Baseball/Softball: il Consiglio Federale FIBS ha deliberato i campionati 2019: A1 Baseball a 8 squadre

Fibs. Dopo l’approvazione dei verbali delle sedute precedenti, i lavori del Consiglio Federale si sono aperti con l’annuncio da parte del Presidente Andrea Marcon dell’ufficializzazione, da parte del CONI, dell’ingresso nel Club Olimpico degli atleti della Nazionale Baseball, in virtù del secondo posto al Super 6. “A proposito degli azzurri” ha raccontato il massimo dirigente federale “tengo a citare un episodio accaduto alcuni giorni fa al Centro di Medicina dello Sport dell’Acquacetosa, quando alcuni dei nostri ragazzi, presenti per i test fisici appunto collegati al Club olimpico, hanno avuto modo di prodigarsi per aiutare una persona in difficoltà, che al Centro doveva accedere. Si trattava del professor Bruno Cacchi, marito di Paola Pigni, olimpionica di atletica, la quale, a seguito di quell’episodio, mi ha inviato un messaggio di ringraziamento (pubblicato ieri sui social media) nel quale parla di ‘angeli vestiti da nazionale azzurra’. Se c’era bisogna di un’ulteriore prova delle grandi persone che indossano la nostra casacca, questa lo è certamente.”

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