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Dell’Arlìa

Il Capitolo 5 del racconto della stagione 1985 da parte di Gianluigi Calestani è dedicato al concetto di Arlìa

Difficile trovare un’esatta traduzione italiana del termine parmigiano arlìa.
L’arlìa è lo sfottò cattivo, è una rivalità spinta ai massimi livelli, quella che ci può essere per strettissimi motivi di campanile, quella che da sempre c’è tra Parma e Reggio Emilia.
Quella, per capirci, che nel 1985 c’era tra la World Vision e la Crocetta, le due rappresentanti del baseball parmigiano che avrebbero preso parte al massimo campionato. Leggi tutto “Dell’Arlìa”

La tessera dell’Ordine

Il racconto della stagione 1985 di Gianluigi Calestani è giunto al Capitolo 4. E incontra un mito degli aspiranti giornalisti: La tessera dell’ordine

di Gianluigi Calestani

Per la redazione sportiva di Onda Emilia un problema non indifferente era quello relativo all’ingresso negli impianti sportivi.
Nessuno di noi risultava regolarmente iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti (la mia tessera data 1991) e a causa di questo particolare quasi insignificante (allora la pensavamo così…) spesso ci veniva negato l’accesso alla tribuna stampa in quasi tutti gli stadi d’Italia.

Il meccanismo dell’accredito era piuttosto semplice.
La Segreteria della radio contattava le singole società sportive, poi spediva un fax nel quale veniva chiesto il nulla osta per l’ingresso dell’inviato Gianluigi Calestani per la gara che avremmo voluto seguire.
Non era sufficiente: l’accredito non si negava quasi a nessuno ma l’accesso allo stadio e alla relativa tribuna stampa rimaneva quasi una ciclopica avventura.
In rapida successione dovevamo superare ostacoli progressivamente sempre più alti.
Il primo era rappresentato dagli addetti alla biglietteria che ogni tanto chiedevano di controllare la tessera dell’Ordine dei Giornalisti prima di concedere il pass per l’ingresso.
Il secondo, più complesso, era composto dalle maschere all’interno dello stadio.
“Mi faccia vedere la tessera dell’Ordine”, diceva la maschera.
“L’ho già mostrata all’ingresso”, azzardavamo noi.
“Ho l’ordine di controllare le tessere”, insisteva la maschera. E questo spesso era il punto di partenza di un’ingloriosa ritirata e il punto di arrivo delle nostre speranze.

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L’Esclusiva del baseball

Questo è il Capitolo 3 della serie con cui Gianluigi Calestani racconta la sua stagione 1985. Ci parla di come ci si contendeva L’esclusiva del baseball

L’inizio della stagione di baseball si avvicinava a lunghi passi, le giornate si allungavano e nell’aria iniziava ad aleggiare il profumo di pece e terra rossa.

La nostra redazione sportiva era giovane e agguerrita, pronta a raccontare con entusiasmo il cammino delle squadre parmigiane. Già, al plurale. Perché quell’anno anche la Crocetta di Sandro Rizzi si sarebbe presentata ai nastri di partenza di un massimo campionato a girone unico articolato su tre partite settimanali e che avrebbe visto dodici squadre al via.

I playoff sarebbero stati introdotti soltanto l’anno successivo.

66 (sessantasei!) partite per ogni squadra. Si cominciava a inizio aprile, ultimo turno nel primo weekend di ottobre. Ah già… allora si poteva giocare a baseball anche a settembre. Meglio evitare confronti con il format delle stagioni attuali, non vorrei apparire polemico e qui si offre spazio soltanto alla memoria, non alla politica sportiva Leggi tutto “L’Esclusiva del baseball”

277 parole

Nei giorni scorsi, nella rubrica “I grandi discorsi sulla storia” di Aldo Cazzullo, sono stati illustrate le parole più significative di grandi personaggi: da Berlinguer a Fidel Castro, da François Mitterand a Benazir Bhutto. Fra questi campioni della politica, incredibilmente, un altro, uno sportivo, un grandissimo giocatore di baseball: Lou Gehrig. Quando ho visto scorrere le sue immagini nei titoli, mi è venuta la cosiddetta “pelle d’oca”. Certo, con l’avanzare dell’età, la commozione prende più facilmente strada. Anche perché, quelli più o meno della mia generazione, soprattutto coloro che hanno fatto parte di squadre giovanili a livello nazionale, fra le preghiere della sera, c’era la lettura della lettera di George Herman “Babe” Ruth, che inizia con “Ascoltami Jimmy…” Leggi tutto “277 parole”

Corino Catellani

Nei giorni scorsi è scomparso Corino Catellani. Probabilmente solo i più vecchi frequentatori dei diamanti si ricordano di lui. È stato un classificatore internazionale, un arbitro e, ancor più un amico in tempi esaltanti e difficili allo stesso tempo. Ci siamo incontrati, la prima volta, all’inizio dell’autunno del 1965, presso il Circolo ANMI – quello dei Marinai – in vicolo Giandemaria, un vicoletto nascosto dalle parti di borgo Onorato, che ho fatto fatica a trovare. Lui sapeva già bene cosa era il baseball, se non ricordo male era anche un dirigente, mentre io venivo dal “Bronx”, dal Quartiere Montanara, dove il batti&corri era agli esordi. Il maestro Giorgio Zanichelli ci faceva da insegnante con l’ausilio di un manuale ciclostilato e, soprattutto con una infinita pazienza; così le crocette per segnare le battute valide e i primi “k” per gli strike-out cominciarono a diventare. Il baseball, in quegli anni, cominciava a svilupparsi incredibilmente, quasi che i ragazzi di Parma fossero presi da sacro furore per mazze, guanti e palline. Anche il Sessantotto, in un certo senso, contribuì a dare una spinta, con il suo contenuto di ribellione al vecchio e alla ricerca di strade nuove e diverse, da scoprire. Beneck e Notari negli anni Settanta diedero una vera spallata, facendo conoscere Parma al mondo e il mondo a Parma.  Leggi tutto “Corino Catellani”