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Nate per vincere

di Giuliano Masola. Dotty sta facendo la valigia, quando la figlia entra con  un vecchio guanto da ricevitore fra le mani: “Ti potrebbe servire”. “Dove lo hai trovato?”, “In uno di quei cartoni ultimi arrivati; bisognerebbe ingrassarlo”…

“Io non ci vado; le mie vecchie amiche non si ricordano più di me…”, “Ci sarà Kit, una buona occasione per incontravi…”. Inizia così “Ragazze vincenti”un film-culto, almeno per me: ogni volta che lo vedo mi vien la pelle d’oca. Kit ha sempre mostrato un certo senso di inferiorità verso la sorella maggiore e questo la porterà a fare scelte che Dotty non ha mai condiviso. Da sorelle diventano avversarie, se non proprio nemiche. Inutile ricordare la trama, salvo quella giocata finale in cui Kit scivola a casabase e la palla che avrebbe portato alla sua eliminazione nel contatto rotola via dal guanto della sorella. A me è sempre venuto il dubbio su quell’azione e continuo a pensare che Dotty abbia perso la palla apposta e che la sorella non abbia compreso quel segnale di riconciliazione. A Cooperstown tanti anni dopo ci sarà un nuovo incontro e ne usciranno entrambe vincenti. Perché questo preambolo? La risposta è semplice e difficile allo stesso tempo. Se ricordate, lo scorso anno avremmo voluto fare festa con un paio di appuntamenti: il 50° del Softball a Parma, grazie alle Società di allora Astra e Victoria e i 30 anni di baseball del Montanara-UPCC-Nordemilia. Giocoforza tutto è stato rinviato e si pensa di riproporre queste manifestazioni quest’anno, facendo i debiti scongiuri. Eventi di questo tipo hanno bisogno di diversi elementi per essere realizzati; il più delle volte pensiamo a cose concrete, come raccolta di contatti, possibili luoghi per mostre e altro, date, patrocini e possibili sponsor; soprattutto dobbiamo stabilire obiettivi e azioni per conseguirli e trovare chi è disponibile a dare aiutare. Non sono cose banali, poiché le formalità burocratiche sono sempre maggiori e complesse, tanto da richiedere una sorta di corso di apprendimento, ma ciò non deve spaventare. Alla fine ciò che interessa è il coinvolgimento del maggior numero possibile di persone di ogni età, quelle che possono mostrare interesse e curiosità per uno sport che, nonostante tutto, deve restare un gioco da ragazze e ragazzi. I numeri contano e, da questo punto di vista i nostri sono piccoli numeri, ma questi da soli non spiegano tutto. Credo infatti sia importante, direi fondamentale, avere la consapevolezza di essere in tanti. Nell’esercito si dice che dietro ogni combattente ci sono almeno cinque persone che lo mettono in condizione di operare. Nel nostro mondo è la stessa cosa, anche se vista in modo diverso. Abbiamo alle spalle tre generazioni di atleti e appassionati e ciò costituisce un grosso bacino da cui trarre forza e presenza. Soprattutto si tratta di un bacino culturale, poiché il baseball e il softball, per quanto giunti da Oltreoceano nelle sue forme moderne, hanno contribuito e contribuiscono alla nostra cultura, non solo sportiva. Cultura, conoscenza e consapevolezza sono il frutto della ricerca, dello studio, nella memoria; ancor meglio delle memorie. Non tutto è bello, non tutto procede come desideriamo. Ciò, talvolta, ci mette in crisi e, per trovare qualche soluzione che ci permetta di superare gli ostacoli che ci fronteggiano, siamo portati a ripercorrere il nostro passato. Ma non basta, poiché la soluzione di molti problemi, il riprendere fiducia in noi stessi per ritrovare e trasmettere entusiasmo alle nuove generazioni, non è chiudersi in noi stessi: dobbiamo fare in modo che la nostra memoria, la nostra esperienza possano essere messe a disposizione di tutti. Certo raccogliere testimonianze non è facile, poiché occorre avere piena disponibilità di chi si lascia interrogare e magari scrivere qualche riga, come un aneddoto che rappresenti un momento particolare lungo una intera vita passata sui diamanti. Non tutti sono disponibili, poiché c’è chi ritiene l’esperienza passata giocando, allenando, dirigendo sia qualcosa di passato, qualcosa legato a una tramontata giovinezza, che non vale la pena di ricordare. C’è un po’ di pessimismo, quasi un rifiuto, un’apostasia se uno pensa al nostro gioco come a una religione. Abbiamo visto atleti e atleti che hanno raggiunto livelli di eccellenza durante la loro carriera agonistica, scomparire dopo l’ultima doccia nello spogliatoio. Ciò è la cosa più grave, poiché delude chi fino al giorno prima, in particolare ragazze e ragazzi, li ha osannati dalle tribune e li ha presi come modello. È così, e dobbiamo tenerne conto. Dobbiamo tener conto, però, che dobbiamo tenere sempre la testa alta e saper guardare oltre l’orizzonte. Come Ulisse racconta, “Io e ’ compagni eravam vecchi e tardi / quando venimmo a quella foce stretta / dov’Ercule segnò li suoi riguardi”. Al di là delle moderne Colonne d’Ercole ci sono nuovi mondi da esplorare, giovani e non più giovani fra i quali spargere  la nostra “semenza”. Coraggio!, attraversiamole insieme.

Giuliano Masola, 26 marzo 2021