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Il vecchio e il bambino

di Giuliano Masola. Una famosa canzone di Francesco Guccini evidenzia lo stretto legame fra due età che si assomigliano e per questo vanno d’accordo; chi sta in mezzo ‒ i genitori ‒ rappresentano per entrambi una sorta di ostacolo. I nonni trasmettono memoria e danno sicurezza e, come si dice, hanno il compito di viziare i nipotini. Me ne rendo conto adesso che sono diventato nonno e ciò mi riporta al mio, molto rigido coi figli, ma molto disponibile con me e mio fratello.

Raccontava storie, la sua storia, quella di chi ha vissuto in povertà, di chi ha fatto fatica ad allevare i figli in un mondo in il San Martino era una costante. Quella sorta di complicità nonni-nipoti oggi è messa a dura prova e, a parer mio, l’attuale pandemia rappresenta una sorta di involuzione sotto questo aspetto. Oggi i bambini paiono rappresentare un problema; di più, sono considerati dei potenziali trasmettitori del virus. Da qui, niente scuola, niente sport, niente centri estivi e quant’altro. L’idea è quella di salvaguardare i nonni ‒ i cosiddetti anzianotti ‒ coloro che, in un Paese fatto di vecchi sono i più deboli, almeno dal punto di vista sanitario. Difendere se stessi e salvaguardare gli altri può essere un indice di civismo, ma mi arrovella il pensiero che ci sia un elemento critico: i bambini. Cosa ne pensano? Siamo certi che non si tratti di un discorso egoistico dei vecchi come me, che temono di lasciarci le penne, come si suol dire? I bambini sanno gestirsi meglio degli adulti in più di una occasione; se potessero preferirebbero andare a scuola che star chiusi in casa, o quasi, a far compiti davanti a uno schermo. Andrebbero a giocare, gareggiare, far danza o musica, poiché sanno più di noi cosa significa fare, vivere in comunità. In questo frangente stiamo passando da crepuscolari a “corpuscolari”: una forma attualizzata del divide et impera. Ma perché preoccuparsi: facciamo tutto per il “loro” bene. Bambini e ragazzi non votano, non vanno in piazza a far manifestazioni, per cui non contano; più degli adulti devono obbedire. Questo è il concetto di libertà, fraternità, uguaglianza e democrazia che stiamo loro trasmettendo. Mi pare che questo morbo stia portando a una contrapposizione fra generazioni, non certa voluta dai più giovani, soprattutto che loro non ne sono la causa, ma le vittime. Si sta facendo tanto per loro, secondo la visuale dei cosiddetti adulti, ma a fin di bene (con la minuscola) li abbiamo messi in gabbia e di questo le loro menti terranno traccia. Molti della mia generazione hanno vissuto il Sessantotto, gli anni di piombo, la fine delle grandi ideologie, guerre anche vicine ai nostri confini e quant’altro, illudendosi di essere al centro, se non artefici, di cambiamenti epocali. E ci stiamo riuscendo, in senso non proprio positivo direi, a cominciare dalla riduzione della libertà per tutti, passando per una sempre maggior forbice fra ricchezza e povertà e l’incremento del potere delle mafie. Questo lo pagheremo tutti, anche coloro che si sentono al sicuro grazie al loro forziere e alle loro entrature. Così il vecchio e il bambino finiscono per tenersi a distanza, andando incontro a destini diversi, duri per entrambi. Finiranno per guardarsi con ansia e sospetto, appena al di fuori delle mura domestiche, se non anche in queste. Credo che occorra meditare, riflettere profondamente su ciò che intendiamo per una vera libertà, una reale forma educativa. La quotidiana litania delle cifre non risolve il problema; anzi, incute sempre più paura, e sappiamo che anche questa è un mezzo per dominare il prossimo. Certo in uno stato di diritto (usque tandem?) dobbiamo rispettare le leggi, ma ciò non impedisce di evidenziare problemi che vanno ancor più al di là di quelli economici, come creare le condizioni che portano la contrapposizione generazionale a diventare insanabile. Da qui la necessità di un approfondimento, di una ri-evoluzione, comprendendo che disgregare una comunità è il peggiore dei mali per tutti, anche se, nel breve, potrebbe far comodo a qualcuno.

Di fiabe ai bambini vorrei raccontarne altre.

Giuliano Masola

26 maggio 2020 pubblicato per la prima volta sulla “Gazzetta di Parma” del 28 maggio 2020.