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“Vincoli o sparpagliati”

di Giuliano Masola. Si, lo so che state tutti guardando fuori dalla finestra e “bruciate”, come si dice; è così anche per me. Einstein diceva che chi impara prima le regole del gioco, sarà più bravo di chiunque altro in campo. Beh, in questi giorni stiamo imparando tutti le regole nuove di una partita in cui siamo ancora ai primi inning. Una delle regole è quella di mantenere le distanze.

Fino ad ora ciò significava star lontano a chi ci stava sulle scatole e, in modo più altezzoso, considerare gli altri elementi di disturbo se non di nullità. Da un certo punto di vista siamo come elettroni che hanno perso il nucleo intorno cui ronzare, secondo una immagine naturalistica. Una celebre battuta di Pappagone (il grande Eduardo De Filippo) recitava “Siamo vincoli o sparpagliati”, in pratica siamo una comunità oppure ognuno fa ciò che vuole, senza sentirsi vincolato da regole, dalla comunione con gli altri. Certo, si può sempre fare di testa propria, allontanarsi, ma ciò implica distanza e rarefazione, solitudine. In questi giorni penso che tutti stiamo ricevendo sollecitazioni e segnali di ogni genere, spesso in senso negativo. In tutta franchezza, cerco di non guardare la tv, leggere giornali, facendo anche grande attenzione ai “social”, poiché sempre più si traducono in un “bollettino delle disgrazie” e rischiano di essere un bel canale di trasmissione di chi ci vorrebbe vedere sempre più in difficoltà (inutile spiegarne i motivi). Ciò che mi solleva e mi dà speranza ‒ così come spero a tutti voi ‒ è che, nel corso del tempo, abbiamo imparato a giocare insieme, a fare squadra. Nel batti&corri, nessuno può far da sé, sia in attacco che in difesa. Così come in tante altre discipline, i nostri sono incontri, non scontri. L’agonismo, così come un uso corretto della dialettica, sono fondamentali, sia in campo, sia fuori, Per giocare al meglio, dobbiamo imparare ogni giorno qualcosa, apprendere e assimilare regole e cambiamenti, anche se talvolta ci paiono poco comprensibili, ma il gioco muta continuamente. Come diceva un mio docente di storia dell’Arte medievale, non cambia il bello di per sé, cambiano i gusti. Così in momenti difficili il nostro gusto, le nostre scelte cambiano, tentando di adeguarsi alle circostanze; ciò che a mio a parere è importante è tener conto delle base da cui partiamo, proprio come nel nostro gioco. Un manuale di tantissimi anni fa suggeriva, come prima cosa, di condurre i ragazzi a percorre i tratti che vanno da una base dopo l’altra per far comprendere come da ogni punto la visione fosse diversa, per cui anche le azioni che vi trovavano posto si svolgevano di conseguenza: ci si doveva adattare. Mi rendo conto che non siamo un esercito nel nostro Paese, se confrontati con tanti altri sport; possiamo però essere un gruppo scelto, una sorta di “task force”. Certo, siamo chiusi fra le pareti domestiche (ricordandoci sempre di chi sta soffrendo fra quelle degli ospedali e di tutti colo che si stanno dando da fare per curarli, però), ma anche da lì possiamo fare tanto; già i primi tentativi di collegarsi, di fare squadra in qualche modo si vedono. Stamattina ho ricevuto il video del “Va pensiero” realizzato dall’International Opera Choir di Roma. Ogni corista ha preparato la propria parte su una base che è stata poi assemblava attraverso cellulari e quant’altro, sotto la direzione di un maestro: il risultato è incredibile e coinvolgente. Ciò evidenzia che ci sono delle basi che ci permettono di stare insieme, di sentirci insieme, dimostrando che si fa sempre parte di una squadra. Si tratta di segnali, di trasmettere i giusti segnali, lasciando da parte la retorica della stupidità. Abbiamo di fronte un problema di cui non c’è ancora una soluzione, ma essendo tale, si troverà, dobbiamo essere fiduciosi. Questo è anche il momento che, se ben compreso, ci permette di fare un salto di qualità; uno di quelli in cui la comprendiamo di fare i manager dalla tribuna distorce anziché essere d’aiuto, per esempio. Ognuno di noi ha un lancio da affrontare, e non dei più facili, ma non saranno certo urla e strepiti a colpire la palla, ma mente, occhi, braccia e mani ben allenati. Visto che la situazione ce lo richiede, dovremmo essere ad un tempo “vincoli”, cioè agire e comportarsi in stretta sintonia, e “sparpagliati”, operando a distanza. Non è semplice, soprattutto nelle giornate più splendenti, rinunciare a scendere in campo e restare a guardare un borsone che ci sembra triste quanto noi. Per passare un po’ il tempo, magari, prendiamo guanto e palla e ci giocherelliamo o rivediamo vecchie partite rese accessibili dalla MLB, che si trova a fare i conti quanto noi circa il prossimo futuro. Non facciamo travolgere però da chi pensa in negativo, poiché questi, secondo Einstein, a ogni soluzione porrà un problema. Ognuno di noi ha una base da difendere, un buona palla da lanciare, un giro di mazza che porta a casa punti. A ben pensarci, il nostro campo sta diventando sempre più grande, espandendosi come l’Universo, e come l’Universo sta insieme poiché ha delle leggi fisiche che lo regolano: dobbiamo prenderne atto. Come ci ricorda una canzone, “Noi siamo i giovani… siamo l’esercito del Base & Soft”. Trasmettiamo giovinezza e freschezza di ideali: il successo ci arriderà.

Giuliano Masola 22 marzo 2020