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Presentazione nuovo manager Italia Baseball Mike Piazza

Fibs. Nel suggestivo scenario del Salone d’Onore del Coni a Roma è stato presentato ufficialmente il nuovo manager di Italia Baseball Mike Piazza. Ad aprire il pomeriggio tanto atteso dal mondo del batti e corri italiano è stato il padrone di casa Giovanni Malagò, presidente del comitato olimpico italiano: “Credo che la scelta di Piazza sia una scelta forte ma coraggiosa e il nome di Piazza è una garanzia nel mondo del baseball. Il carisma, la personalità, la sua carriera agonistica sono la migliore assicurazione per il baseball italiano del futuro. Il baseball italiano ha sempre avuto una posizione di leader in Europa e vogliamo che torni ad esserlo. Questa scelta è anche uno stimolo all’ambiente, un ambiente frizzante dove è importante che tutti si remi nella stessa direzione. Sarà una lunga cavalcata che, molti dicono, dopo Tokyo 2020 potrà continuare per ripresentarsi a Los Angeles 2028”. Dopo il discorso alla platea, il presidente del Coni si è rivolto direttamente a Mike Piazza dandogli il benvenuto e proferendo ancora elogi per la sua carriera.

La parola è quindi passata al presidente FIBS Andrea Marcon che ha sottolineato: “È una giornata importante e particolare per la nostra Federazione e riabbracciamo volentieri il rientro di Mike nella nostra famiglia che attraversa un momento in cui il baseball sta ancora patendo per la qualificazione olimpica di settembre. Avevamo iniziato un progetto con Gibo Gerali, che voglio ancora una volta ringraziare, e anche con Mike seguiremo la stessa falsa riga con 8 anni davanti”. Il massimo dirigente federale ha poi spiegato come si è arrivati a questa scelta: “L’idea di Mike Piazza come manager è nata qualche settimana fa da una telefonata ricevuta del vicepresidente Fabrizio De Robbio e sul momento ho pensato che, con le numerose cose da fare che aveva da fare Mike, non sarebbe stata una strada percorribile, invece sono bastati pochi minuti durante il nostro incontro per avere il suo sì. A chi mi ha chiesto come ho fatto a convincerlo, ho risposto che gliel’ho semplicemente chiesto trovando una risposta entusiastica da parte sua. Spero davvero che i nostri ragazzi si facciano trascinare da anche solo un decimo dell’entusiasmo che ha mostrato Mike nell’accettare questa avventura”.

Dopo il filmato di presentazione del nuovo manager azzurro ripercorrendo i suoi 16 anni in MLB da giocatore, dove per ben 12 volte è stato All Star, e le sue prime esperienze con la casacca dell’Italia sia da giocatore, World Baseball Classic 2006, sia da tecnico, WBC 2009 e 2013 ed Europei 2010 e 2012, la platea è stata catturata dalle prime parole di Mike Piazza nella sua nuova veste, partita con una battuta: “Se facessi da manager quanto fatto da giocatore sarei felice” per poi proseguire in un tono più serio: “Sono onorato e orgoglioso di essere il manager di questa nazionale e l’ultima volta che ho fatto parte dello staff dell’Italia abbiamo vinto 2 titoli europei. Sono ottimista  ma bisogna lavorare e il futuro sono convinto che sia luminoso. Dovremo lavorare sodo, con disciplina e passione per cercare di essere uno dei migliori programmi in Europa. Voglio ringraziare il presidente Marcon per questa possibilità, il CONI per il sostegno che dà allo sviluppo del nostro sport. Sono convinto e fiducioso per lo sviluppo del baseball in Europa e soprattutto in Italia”. Piazza ha quindi concluso il suo intervento rivolgendo un pensiero ed un augurio alle azzurre di Enrico Obletter: “Voglio infine fare i complimenti alla Nazionale di Softball per la qualificazione olimpica raggiunta e fare loro un grande in bocca al lupo. Sono per noi una grande ispirazione e vogliamo seguire il loro cammino con l’obiettivo delle Olimpiadi del 2028”. Ad una precisa domanda su come il suo ingresso nella Nazionale possa portare dei benefici in termini di collaborazione con giocatori e tecnici di Oltreoceano, la guida tecnica azzurra risponde convinto: “È assolutamente nei piani, ho già ricevuto contatti con giocatori che vogliono giocare ma anche tecnici che vogliono far parte dello staff della Nazionale, ma voglio coinvolgere i tecnici italiani perché consentano una crescita dei nostri atleti che sono il futuro del baseball italiano”.

Softball: in prima pagina!

di Giuliano Masola. Domenica 25 aprile 1971, Festa di S. Marco e della Liberazione, la prima pagina della “Gazzetta di Parma” era illuminata dal sorriso di una giocatrice di softball; nella didascalia non ne compariva il nome, però. Si trattava di una foto a colori di Giovanni Ferraguti, come introduzione all’articolo di Gian Franco Bellè, dall’emblematico titolo “La donna nello sport”. Il gentil sesso e lo sport”. All’interno del quotidiano. L’immagine della squadra dell’Astra e la foto di una scivolata riuscita completavano il quadro. Un’altra immagine, con tre giocatrici che prendevano una palla al volo ‒ “Il baseball è per le signorine?” ‒ era comparsa circa un mese prima. Il 1971 stava diventando un anno speciale, una stagione in cui le donne, a Parma, coglievano importanti traguardi. Per esempio, le ragazze della Pallavolo, che proprio nella stagione 1970-71 avevano conquistato lo scudetto, con Vincenza Forestelli, Susanna Belletti, Anna Maria Zaccarelli e compagne. D’inverno si tifava per le une, d’estate per le altre; si andava a braccetto (o almeno ci si provava), soprattutto si andava a ballare in compagnia. C’era voglia di fare, di andare, di sperimentare. Meno di una generazione era passata dalla riconquistata libertà; il vento turbinante e colorato del Sessantotto spingeva al cambiamento per cui era automatico che venisse la voglia di far qualcosa di nuovo, meglio se controcorrente. Mi sono lasciato andare.. .è l’arterio… Ma orniamo a bomba. Capita spesso, quando si fanno ricerche, si trovare ciò che non si cerca e viceversa. Quell’articolo non lo ho trovato io, ma uno dei primissimi giocatori della Pallamano, che sta cercando di ricostruirne la storia, a Parma. Quando ci si trova in situazioni come queste, è facile passare dal lei al tu, soprattutto fra sportivi, e scambiarsi informazioni; è il bello della diretta (personalità importanti, come Corino Catellani, prima ufficiale di gara nel batti&corri, è stato poi fra i dirigenti della pallamano). Una volta avuta l’immagine occorreva trovare la giocatrice: il mio nuovo amico mi aveva parlato di una certa Paola, ma non ne era certo. Così ho provato a contattare chi poteva darmi una mano; Anna Tiberti ha rintracciato, dopo qualche tentativo, Simona Bocconi, la ragazza dell’Astra in prima pagina. Di lì mi è venuta una idea: perché non rintracciare giocatrici, tecbiic e dirigenti di allora e, per così dire, ricostruire la squadra? Penso che potrebbe far piacere a tante e a tanti. Spesso gli “amarcord” sanno di malinconia, ma non è questo che si vuole. “Saudade” è una parola portoghese che diventa difficile tradurre, ma in buona sostanza è legata alla nostalgia, intesa come rimpianto, ma anche come desiderio di riavere ciò che si è posseduto: la giovinezza, l’amore, la libertà, la patria. Malinconia e nostalgia non aiutano nel nostro caso; non si punta al passato, ma a una ripartenza decisa. È proprio per questo che dalla esperienza acquisita e dalla volontà di superare gli ostacoli, dovrebbe emergere quel mondo nuovo di cui il nostro sport ha tanto bisogno. In mezzo secolo abbiamo avuto gioie e dolori, crescita e declino, una crisi che pare oggi irreversibile. La ricerca delel cause può essere importante, ma non risolutiva. Il baseball e softball. che nel 1971 andavano a braccetto, nel tempo si sono differenziati nelle regole, ma soprattutto concettualmente. Ciò ha portato a una divisione sempre più marcata per cui ci troviamo con “ognuno per sé e problemi per tutti”. Non so cosa si pensa di fare nei prossimi mesi e anni, ma certamente, se si vuole sopravvivere, occorrerà darsi da fare ancor più, soprattutto andando nella periferia per valorizzarne gli sforzi. Sono convinto, infatti, che ci siano persone con grande volontà di fare e buoni progetti da realizzare, ma che finiscono per arrendersi di fronte alla paura di un diniego o agli ostacoli della burocrazia. Certamente il controllo complessivo è importante, ma ciò non dovrebbe tale da tarpare le ali. Le nostre ragazze di allora possono insegnarci tante cose, contribuire a dare un nuovo slancio; alcune di loro sono ancora impegnate nello sport e ciò può essere un elemento importante; sappiamo quanto sia necessario entrare nelle scuole in modo organico e credibile, per esempio. I bambini sanno unire gioco e divertimento, adattando luoghi, tempi e regole; spesso li perdiamo proprio perché li costringiamo a mettere da parte il divertimento per far loro apprendere cose difficili. Le donne in questo campo ci sanno fare più degli uomini, proprio per la loro esperienza di madri, zie e nonne: diamo loro qualche possibilità di trasmetterci qualcosa, di mettere in campo esperienza e voglia di fare. Il desiderio, l’obiettivo, è quello di riuscire a organizzare un incontro aperto a tute quelle che allora hanno giocato e ora ricoprono altri ruoli per cercare quella freschezza di idee e ideali che il tempo ha fatto venir meno. Facciamo sì che le nostre “ragazze vincenti” ci diano una mano, visto che ne abbiamo tanto bisogno. Se ci riusciremo, in un colpo solo riuniremmo più generazioni di persone che, lasciata da parte la nostalgia, potrebbero sorridere al futuro. Simona con quella foto ha avuto il suo quarto d’ora di celebrità, considerando soprattutto che a softball ha giocato per poco tempo. Sono certo, però, che essere ricontattata le ha riportato il profumo dei diamanti, il divertimento, il calore delle amiche. C’è sempre una ragione per smettere, ma ce ne può essere una migliore per ricominciare; per questo bisogna privarci anche perché, come ha scritto qualcuna: “Il campo è il mio morosino, il fallimento è il mio ex. Mi sono sposata col gioco e impegnata al successo”.

Giuliano Masola, Cannitello, 24 novembre 2019.

Papillon

di Giuliano Masola. Nel 1969 (in Italia nel 1970) comparve nelle librerie “Papillon”, il libro autobiografico di Henri Charriere: il racconto della sua prigionia e dei suoi tentativi di evasione ‒ l’ultimo è riuscito nel 1945. Il romanzo diede spunto per l’omonimo film del 1973 e il “remake” del 2017. Il nomignolo dell’ergastolano derivava da una farfalla tatuata sul petto. Ci si può chiedere cosa c’entri tutto questo col baseball. Beh, un piccolo collegamento c’è: i commentatori di lingua francese usano papillon per indicare quella che è più nota come “knuckle ball, la palla di nocche. Penso che i tanti che hanno visto il film, avranno ben presente la sequenza in cui i prigionieri vanno a caccia di bellissime farfalle blu, dalle quali verrà tratto un prezioso e costosissimo colore (tranquilli, il danaro non finiva nelle tasche dei detenuti). Una farfalla, quindi, un insetto maestoso, dal volo erratico, imprevedibile, tale da sfidare le menti dei fisici. Un volo che viene continuamente studiato per poterlo trasferire ai velivoli (in particolare militari). La palla di nocche non è facile da lanciare e ogni lanciatore la spedisce la battitore in modo diverso. Non si tratta di un lancio veloce: la palla praticamente non ruota e finisce per cadere. Oltre al battitore, ricevitore e arbitro vanno in crisi: dove finirà il lancio, come e dove passerà nella zona dello strike? La knuckle ball ha origini lontane nel tempo. Pare che il primo a eseguire questo lancio sia stato Thomas H. “Toad” Ramsey dei Louisville Colonels (American Association) fra il 1885 e il 1890. Certamente la palla di nocche era nel repertorio di Andy Cicotte, lanciatore destro coinvolto nel Black Sox Scandal del 1908 (da cui “Eight men out”). In tempi più recenti, maestri del knuckle sono stati Phil Niekro, Charlie Hough e Tim Wakefield. Il lanciatore che più di recente ha mostrato abilità in questo lancio è Steven Wright (Red Sox): purtroppo la sua carriera è stata segnata da squalifiche anche pesanti. Come detto, i battitori di fronte ai “butterfly” vanno in crisi, per motivi psicologici secondo il fisico americano Robert Kemp Adair, ciò è dovuto ai limitati tempi di reazione della mente umana per cui colpire la palla è sostanzialmente una questione di fortuna. Certamente c’è della verità, soprattutto che i battitori si allenano in modo particolare quando sanno di dover affrontare un lanciatore di nocche. I lanciatori di knuckle sono sempre più una rarità per due motivi: gli scout sono prevalentemente orientati alla velocità e alla potenza, oltre a ciò c’è una difficoltà tecnica. Per riuscire a padroneggiare questo lancio ci vuole molto tempo: un anno solo per impugnare correttamente la palla: non c’è velocità e potenza, per cui c’è tutta la meccanica di lancio che va adattata. Una volta imparato, si può fare in modo che la palla danzi, volteggi, devii e finisca per tuffarsi verso un ricevitore non certo di poterla afferrare correttamente. Gli occhi del battitore, ma non solo i suoi, cercano di seguirne l’erratica traiettoria, cercando il momento migliore per sventolare la mazza. Una bella sfida, un delle tante sfide che il diamante ci riserva. Anche il pubblico va in crisi: la lentezza del lancio e il suo procedere verso il piatto aumentano la tensione: l’attesa può diventare quasi spasmodica. La “farfalla” incanta, tenendo tutti col fiato sospeso. La farfalla è imprevedibile, inafferrabile, spesso di una bellezza sorprendente. Siamo abituati a vedere negli stadi delle Grandi Leghe animali di tutti i tipi, scoiattoli, gabbiani, torme di moscerini, perfino orsi. A metà dello scorso settembre però, si assistito allo show di una farfalla, al Roger Centre Field di Toronto, nella partita fra i Blue Jays e gli Yankees. Ali variopinte unite a un volo elegante hanno messo in scena una specie di danza, posandosi sul guanto di Zack Britton, rilievo degli Yankees, e lasciandolo al momento del lancio. Non solo: prima della partita aveva volato fra diversi giocatori di Toronto, posandosi alla fine su una gamba di Vladimir Guerrero jr.: voleva entrare a far parte della squadra! È stata definita la più bella immagine della settimana. La bellezza, quando si unisce all’eleganza è qualcosa che conquista. Conquista i battitori che cercano di inseguirla, spesso invano. Perché parlare di farfalle? Un po’ per la stagione che ci impedisce di andare in campo, un po’ di distinguerle dalle lucciole e dalle chimere. Questo è il periodo in cui ogni società fa il punto e si prepara alla prossima stagione, in cui occorre fare i conti coi numeri: in quanti siamo? Ce la facciamo a metter in piedi una squadra? Quante squadre complessivamente avremo? E da lì tutto il resto. Occorre, come sempre, rendersi conto della realtà: numeri piccoli e costi grandi, con sempre  minori possibilità di trovare finanziamenti. Questo non ci deve far “sfarfallare”, ma cercare di far entrare la palla nella zona che più ci si addice, con l’abilità che ci ritroviamo: volare basso non significa rinunciare a grandi obiettivi, anzi permette di utilizzare la mente al giusto ritmo. “Non puoi startene seduto sugli allori e ammazzare il tempo con giocherellando in campo. Devi lanciare la palla su quel dannato piatto e tener conto che l’altro ha la possibilità di colpirla; è per questo che il baseball è il gioco più grande”. Proviamo a lanciare la nostra “farfalla”: la bellezza vincerà.

Giuliano Masola, 6 novembre 2019.

Mike Piazza è il nuovo manager di Italia Baseball

Fibs. Dopo la comunicazione al Presidente del CONI Giovanni Malagò e il Consiglio Federale straordinario, il Presidente della FIBS, Andrea Marcon, ha annunciato oggi di avere raggiunto l’accordo, al termine dell’incontro avuto insieme ai Vice-Presidenti della Federazione Fabrizio De Robbio e Vincenzo Mignola, per la conduzione della Squadra Nazionale di baseball con Mike Piazza, che assume il ruolo di Commissario Tecnico con effetto immediato.

Fra i più popolari giocatori della Major League Baseball, nella Hall of Fame MLB dal 2016, il più forte catcher battitore di tutti i tempi, la cui maglia numero 31 è stata ritirata dai New York Mets, Michael Joseph Piazza sostituisce Gilberto Gerali, che ha rassegnato le dimissioni dopo il Torneo di Qualificazione Olimpica per Tokyo 2020, lo scorso settembre.

Per Piazza non è un esordio in maglia azzurra, né come giocatore (ha fatto parte della Nazionale in occasione della prima edizione del World Baseball Classic nel 2006), né come membro dello staff tecnico, del quale ha fatto parte, nel ruolo di allenatore della battuta, nelle più felici occasioni dell’ultimo decennio, sotto la guida di Marco Mazzieri, a partire dal 2009, con il Classic e la Baseball World Cup culminata proprio sui diamanti italiani. Più volte relatore alla Coach Convention italiana e istruttore presso l’Accademia FIBS, Mike Piazza ha contribuito a insediare l’Italia sul tetto delle nazioni europee con la conquista dei due titoli europei consecutivi del 2010 e del 2012 e lo storico passaggio al secondo turno del World Baseball Classic 2013.

Avendo trasferito da alcuni anni la sua residenza in Italia, Piazza non ha interrotto la sua opera di promotore e divulgatore, come riconosciuto dalla nomina quale Ambasciatore del Baseball Italiano riconosciutagli dalla FIBS.

“Non è certo necessario presentare dal punto di vista tecnico una leggenda del nostro sport di questo calibro” ha affermato soddisfatto per lo storico accordo Andrea Marcon “quello che voglio sottolineare, però, è che sono certo che Mike abbia tutte le caratteristiche di leadership per riportare al vertice la Nazionale e dare vita a un rinascimento del baseball italiano.”

“Sono grato e felice per la fiducia e l’entusiasmo” ha commentato Piazza “abbiamo molto lavoro che ci attende e dovremo affrontarlo con la calma e la determinazione necessarie, a cominciare dalla giusta organizzazione, base fondamentale su cui costruire tutto il programma delle Squadre Nazionali.”

Il Presidente Andrea Marcon e il manager di Italia Baseball Mike Piazza incontreranno i media in una conferenza stampa nel pomeriggio di venerdì 29 novembre. Seguirà a breve invito con i dettagli.

Mike Piazza

Dodici volte All-Star e 10 volte vincitore del Silver Slugger Award nella MLB, Mike Piazza è senza dubbio il più grande ricevitore in battuta nella storia del baseball. Da sempre uno dei giocatori preferiti dal pubblico, la sua crescita inarrestabile da scelta al sessantaduesimo giro (1390° complessiva) nel 1988 a Rookie of the Year (matricola dell’anno) nel 1993 lo ha portato a essere nominato nella Hall of Fame nel 2016. Con i suoi 396 fuoricampo da catcher (427 complessivi in carriera) Piazza ha stabilito il record per un ricevitore. Nonostante sia conosciuto per le sue prestazioni eccezionali con i Los Angeles Dodgers (1992-1997) e i New York Mets (1998-2005), nei 16 anni di carriera nella Grande Lega, Mike Piazza ha vestito anche la divisa di Florida Marlins (1998), San Diego Padres (2006) e Oakland Athletics (2007). Con i suoi oltre 400 fuoricampo, una media battuta-vita di oltre .300 e un numero di strike out annuali sempre inferiore a 100, Piazza appartiene a un ristretto gruppo di 10 leggende che comprende Ted Williams, Stan Musial, Lou Gehrig, Mel Ott, Hank Aaron, Babe Ruth, Vladimir Guerrero, Albert Pujols e Chipper Jones.