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Settembre, andiamo…

di Giuliano Masola. Fino a non molti anni fa, imparare a memoria poesie era d’obbligo. Si iniziava con semplici filastrocche che mamme e nonne ripetevano per “ninnarci”, per proseguire con testi sempre più impegnativi fino al termine delle superiori. La poesia “I Pastori” di D’annunzio credo che sia ancora scolpita nella mente di tanti: un quadro di vita e un ambiente che già al tempo del vate erano verso un inesorabile declino. Fino all’Unità d’Italia, il Grande Tratturo o Tratturo Magno che univa L’Aquila a Foggia, coprendo una distanza di circa duecentocinquanta chilometri, rappresentava un fattore economico fondamentale per l’allora Regno di Napoli; quando era “ tempo di migrare”. la transumanza di milioni di ovini e migliaia di pastori portava con sé un particolare bagaglio culturale, Credo che sia comprensibile un parallelo coi giorni nostri, pur su un piano più vasto. Anche nel mondo del baseball abbiamo qualche forma di migrazione, in particolare legata all’attività estiva. Credo sia sempre più evidente l’importanza dei tornei che fungono da collante fra la “regular” e la “post season” e del diverso livello tecnico e organizzativo degli stessi. I più importanti e appetibili, almeno al punto di vista arbitrale, vengono progressivamente cannibalizzati dagli organi centrali, con quanto ne consegue; per gli altri occorre arrangiarsi. Stante l’insufficiente numero di arbitri locali, in parte “convinti” a seguire le direttive del centro, non resta che chiedere aiuto, pur in qualche modo osteggiato in modo non proprio “friendly”. Poiché coprire le partite è un dovere, si cerca dappertutto; la risposta concreta viene dalle regioni in cui il numero di arbitri talvolta supera quello delle squadre. Così i colleghi abruzzesi e pugliesi si sono resi disponibili a darci una mano. La loro generosità è encomiabile, proprio perché legata al superamento di tanti ostacoli che hanno dovuto superare, a prescindere dalle distanze. Chilometriche telefonate da parte della presidenza, hanno fatto in modo di obbligare alcuni ad abbandonare i tornei per i quali si erano resi disponibili per andare ad arbitrare altri incontri. In un’epoca in cui i saltimbocca alla romana sono più che in auge la cosa non stupisce. Può stupire, invece, il desiderio di mettersi a disposizione, di voler contribuire a superare gli ostacoli; alcuni colleghi del Centro-Sud hanno perfino ventilato l’idea di venire ad abitare a Parma per poter arbitrare in modo continuo, visto che nelle loro zone, purtroppo, di baseball resta ben poco. Può apparire quasi inverosimile, ma all’antico tratturo se ne sostituisce uno nuovo, anche se non percorso da innumerevoli greggi. Come nel quotidiano, anche in ambito sportivo i vasi restano comunicanti; il troppo e il troppo poco tendono a equilibrarsi, nonostante tutto. In questi giorni si riprende a parlare di programmi per la prossima stagione, e non solo. La fine di questa, vede numero di arbitri ancor più ridotto e con un’età sempre più avanzata, in linea con quanto avviene nel nostro paese, dove gli ottantenni sono il doppio dei quindicenni, per cui non c’è da stare molto sereni. Probabilmente ci sarà qualche allievo arbitro; ciò è di conforto, anche se restano da superare notevoli problemi logistici per poter loro insegnare adeguatamente. Non solo. Le recenti dimissioni del Consiglio Regionale e la conseguente nomina di un Commissario in attesa di nuove elezioni, evidenziano un malessere profondo, una complessiva inadeguatezza. Parma, dopo tanti anni, può vivere un momento importante, tornando ad essere un punto di riferimento. Se pensiamo che solo pochissimi anni fa c’era la prospettiva di un fallimento, ora, grazie alla caparbia volontà e al senso di sacrificio di pochi (Grazie, Paolo!) ha sfiorato la conquista dello scudetto. A mio parere, questo può essere il punto di partenza per la raccolta di tutte le forze in campo in grado di far valere competenze e capacità organizzative. È un invito alle società a ritrovarsi, a confrontarsi non solo per telefono o via mail. La mia proposta è quella di ridare vita, con alcuni miglioramenti, a quel Comitato interprovinciale che ha permesso tanti successi. Non possiamo più, se vogliamo davvero crescere, far canto sui singoli, su persone che stanno ancora dando il possibile, ma che devono far fronte alla lima del tempo. Credo che ce ne siano altre, in maggior numero, in grado di portare idee, fare proposte e metterle in campo, e di queste c’è bisogno per rafforzare i collegamenti e giungere a quella unità di intenti che diventa ogni giorno di più necessaria. Soli e divisi siamo facile presa di tanti piccoli e grandi lupi, che sappiamo avere la caratteristica di attaccare in branco. Credo che dobbiamo farlo, dobbiamo farcela. Mi rendo conto delle difficoltà, ma il futuro non si costruisce a chiacchiere. Siamo troppo spesso tagliati fuori in tanti modi; la scuola né è un esempio. Il pensiero di riuscire a superare i problemi singolarmente, magari sull’onda di qualche successo, ci ha portato in passato quasi all’orlo del baratro. Non dico che non siamo una comunità, dico che dobbiamo in qualche modo formalizzare i nostri incontri, rendere evidente il potenziale che ognuno di noi ha per trasformarlo in azioni sempre più concrete e di lungo respiro. Stante il sempre minor numero di giovani, ad esempio, ogni federazione fa di tutto per cercare di non perdere consensi. Per noi metter in campo il baseball a cinque potrebbe essere d’aiuto. “Su le vestigia degli antichi padri” il nostro cammino, duro e difficile, potrà così continuare, con l’orgoglio di esserci e l’ambizione esserci ancora.

 

Giuliano Masola, 10 settembre 2018