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Sorry

di Giuliano Masola . C’è sempre una partita da giocare, al di là di chi ha vinto o perso. In un mondo travolto dalla fretta, e dal tutto e subito, questa possibilità pare non sussistere più. La storia è fatta di tempi lunghi per cui i risultati di ogni azione si possono solo misurare nel tempo. Chi ha mai vinto definitivamente? E chi ha perso, non ha trovato la possibilità di recuperare? Urla, schiamazzi e grida “are blowing in the wind”, se li porta il vento, assieme a tanti tromboni fai da te. La storia è fatta di eroi, eroi del quotidiano, del lento avanzare. Forse, è bene ricordare, che la velocità massima cui può andare una squadra navale è quello della nave-appoggio. Penso che molti abbiamo visto “Salvate il soldato Ryan”: nessuno deve essere lasciato solo, nessuna famiglia deve essere abbandonata. Per gli antichi Greci, in particolare, la restituzione e il recupero dei cadaveri dopo una battaglia era fondamentale: chi non vi si atteneva peccava di empietà, e ciò significava la morte o l’esilio. Forse vi chiederete cosa a che fare questo col baseball. Si tratta semplicemente di una questione morale. Gli antichi, pur massacrandosi in interminabili rivalità, avevano il concetto dell’onore, del rispetto; soprattutto riconoscevano il valore civile, anche se può apparire un controsenso, di chi combatteva a viso aperto. Ora si giocano strane partite, in particolare fuori dal diamante: c’è chi sta nel proprio cortile, senza voler incontrare faccia a faccia gli avversari. Paiono lunghe e solitarie sessioni di batting practice, che possono migliorarla meccanica, ma che valgono poco se non si incontra mai un vero lanciatore. L’attesa è spesso snervante, poiché non siamo attrezzati ad affrontarle con la testa. Non siamo capaci, in pratica, di utilizzare il tempo in tutte le sue varianti, le sue fasi. Quando si seguono le partite teletrasmesse, ci si accorge rapidamente se i cronisti e i commentatori sono abili o meno. Lo si può misurare dai “vuoti”, oltre che dalle carenze sulla conoscenza del gioco che stanno commentando. Spesso ciò accade per una forma di pressapochismo e, diciamolo pure, di superbia. Tutto questo ci porta a una conclusione facile, scontata: tanto una cosa vale l’altra. Personalmente non sono d’accordo, né in fatto di baseball, né su altri fronti. Quando ci confrontiamo, ci affrontiamo se volete, dobbiamo partire da un presupposto: sappiamo cosa stiamo per fare? Quali sono le domande a cui sappiamo o non sappiamo rispondere? Quante volte ci avranno detto che “non capisco il baseball perché ha troppe regole, è troppo difficile”; quale è stata la nostra reazione? Siamo partiti dalle origini, o abbiamo parlato del “gerlo” e dei “quattro cantoni”? Ciò che rattrista, in particolare in questi giorni, è la mancanza di un confronto sereno, basato sulla concretezza. Quando si tratto di decidere quale sarebbe stata la città egemone fra Roma e Albalonga, ventisette secoli fa, ci si accordò per mettere in campo tre fratelli da una parte e altrettanti dall’altra, anziché far combattere gli interi eserciti. Come sappiamo, l’ultimo degli Orazi – uno contro tre – finì per prevalere, e i perdenti accettarono il risultato. Oggi questa soluzione, in particolare l’accettazione del risultato, è improponibile: tutti vincono tutto. Il negare l’evidenza, la realtà storica, come qualcuno vuole e tenta di fare, è sintomatico. Si ricorda solo ciò che fa comodo e si sbandierano slogan cupi e tetri. è una questione seria, poiché questa situazione trova nel campo “sportivo” un ottima cassa di risonanza. Leggi tutto “Sorry”

Qual è il futuro dei nostri sport secondo la Fibs?

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
diErminio Tibaldi.
Free Lance MGDB writer

Per i nostri amati sport sembra delinearsi il percorso per l’anno 2018 e si intravede qualche nube all’orizzonte. Nei mesi passati abbiamo assistito ad una forte polemica tra vertici federali e le società facenti parte della prima serie. Perdonate il termine “prima serie” ma IBL mi suona antico e A1 ancora da divenire. Leggi tutto “Qual è il futuro dei nostri sport secondo la Fibs?”