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In volo

Di Giuliano Masola. Nel 1988, dal 23 agosto al 7 settembre, vennero disputati in Italia i XXX Campionati Mondiali di Baseball. Si trattò di un avvenimento importante, probabilmente fondamentale per tutto il Baseball, poiché proprio da questo kermesse internazionale prese nuovo vigore la spinta per la partecipazione alla XXV Olimpiade di Barcellona quattro anni dopo.  I Mondiali furono una ghiotta e ben utilizzata occasione per fare conoscere ancora una volta di più il nostro Paese e la vitalità del nostro baseball. Notevole fu la spinta propagandistica, in tutti i settori. Venne pure coinvolta l’Alitalia, la nostra compagnia di bandiera, attraverso un supplemento a “Ulisse 2000”, la rivista distribuita sugli aerei e non solo. “Italy loves baseball”: un titolo, una precisa dichiarazione. Molti giornalisti sportivi, come Robert E. Smith e Robert Durso, italiani, come Massimo De Luca, Attilio Fregoso, Enzo Di Gesù, Paolo Ormezzano, hanno con grande capacità saputo evidenziare quanto il baseball stesse sviluppandosi in Italia, accrescendo la sua importanza nel contesto internazionale. Non solo, poiché un grandissimo attore come Alberto Sordi, corredando l’articolo con una immagine in posa da battitore tratta da “Un americano a Roma”,  conduceva il lettore guardare con un particolare occhio “Roma segreta”, con la sua sottile ironia. Ancor più, le parole di Alberto Bevilacqua su “Parma preziosa” (tradotta in inglese con “Perfect Parma”), rappresentavano la ciliegina sulla torta. Sono trascorsi trent’anni da quel 1988 in cui Aldo Notari era presidente della FIBS, Franco Carraro quello del CONI e Peter V. Ueberroth Commissioner delle Major Leagues.

Questo sforzo congiunto era il frutto di anni di lavoro, di proficuo impegno. Se si volesse proprio fissare un momento da cui il baseball italiano iniziò davvero “a correre”, si potrebbe far riferimento agli Europei del 1971. Le cose non nascono per caso, come una pallina non giunge al battitore, se la palla non viene rilasciata da chi lancia. Nel novembre del 1965, sul “Resto del Carlino” sotto lo slogan “Welcome Alitalia”, compare l’immagine di un ragazzino sorridente col suo bel guanto da baseball. La nostra compagnia di bandiera, Alitalia, mostrava in questo modo l’obiettivo di una sempre più importante collegamento col mondo, a partire da quella America in cui tanti dei nostri emigrati avevano cercato un lavoro per non morire di fame. Certamente la pubblicità da sola non basta; è necessario però tenerne conto e utilizzarla al meglio; soprattutto occorre trovare i riferimenti per i quali utilizzarla. Forse qualcuno non si è ancora reso conto che sono trascorsi settanta anni da quel 1948 in cui due squadre di Milano disputarono il primo incontro ufficiale di baseball in Italia, in una delle partite più lunghe della storia: iniziata il 27 giugno, la gaa venne sospesa per oscurità sul punteggio di 21 a 21; si concluse 19 luglio, con il Milano vincente 28 a 25 sugli Yankees. Pochi mesi prima, il 12 marzo, Max Ott aveva fondato la Lega Italiana Baseball. Massimo Ottino è il padre del nostro baseball; nato a Mazzè Canavese (Torino) l’8 aprile 1905, emigrato successivamente negli Stati Uniti, tornò in Italia nel 1939 come corrispondente del “New York Times” e partecipò alla lotta partigiana. Max Ott capì che il nostro Paese aveva bisogno di spiccare un nuovo volo: deposte le armi, il baseball poteva essere il mezzo giusto per allargare la mente, creare nuovi spazi e collegamenti, soprattutto sul piano internazionale. Insomma, quella palla lanciata cominciò a essere colpita, presa e tirata un po’ dappertutto. Certamente non sempre tutto è filato liscio, ma il volo continua, anche se, come scrisse Massimo Perrone alcuni anni fa “L’Italia del baseball è quella dell’inizio infinito”. C’è molto di vero, così come è vero che a un lancio ne segua un altro, che a una battuta segua una corsa, che una corsa porti all’arrivo in base. Il nostro è gioco che si svolge sulle basi, fra le basi, che alterna momenti di fortissima intensità ad altri di sospensione, di attesa, di ciò che a tanti pare una inutile e noiosa perdita di tempo. Come dice il testo di una nota canzone di Adriano Pappalardo “Io non posso restare/ Seduto in disparte/ Né arte né parte/ Non sono capace/ Di stare a guardare…”. Il baseball richiede sentimento e partecipazione. E il mantenimento della memoria, di quella memoria che tanti vorrebbero cancellare, o ancor peggio cancellarci. Per questo, credo che si debba fare ogni sforzo in funzione di un lavoro di squadra complessivo, capace di superare i sempre maggiori ostacoli che si frappongono al suo sviluppo. Oltreoceano l’Opening Day sta già dando il via al campionato; da noi, si inizierà ufficialmente fra qualche giorno, anche se la stagione pare non essere molto d’accordo. In ogni caso è Primavera: il tempo in cui le mazze fioriscono e le palline paiono germogli pronti a sbocciare. Sarebbe bello veder quest’anno ancor più ragazze e ragazzi riempire i campi, orgogliosi di indossare una divisa, di mettersi in gioco. Nell’agone politico si fanno tante chiacchiere, si discute, si strepita, si urla, si usano comportamenti non proprio educativi. Noi possiamo fare sì che ciò non accada quando si gioca, anzi possiamo fare in modo di partire dai piccoli per educare gli adulti. Questo, per me, dovrebbe essere il principale impegno di allenatori, tecnici, arbitri e spettatori. La palla è in volo e sta a noi fare in modo che continui a volare. Fra poco più di un anno ci sarà il settantesimo compleanno di Parma nel baseball: facciamo in modo di arrivarci in volo.

Giuliano Masola, Cannitello 30 marzo 2018