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SANTA LUCIA

di Giuliano Masola. Lucia è una santa porta doni; è molto buona, ma giusta: giochi ai bimbi buoni e carbone a chi non è. Nonostante le tradizioni vadano scomparendo, penso che resti il desiderio di donare e di ricevere, di trovare una sorpresa – positiva – resti comunque. Per giungere a ciò occorre prepararsi; anzi, preparare. Così la sera della Vigilia si apparecchia: un mandarino e un arancio, un tozzo di pane, una tazza di latte e, soprattutto, un bel paio di scarpe lustre, e quelle del papà in aggiunta; poi, a letto presto. È un sonno con occhi mezzi aperti e le orecchie vigili, pronte a cogliere lo zoccolare dell’asinello. Ci si alza presto per correre a vedere cosa c’è sulle scarpe e, ancor di più, per cercare in tutta casa i doni agognati, se non si trova nulla sulle scarpe. È una festa di luce, di occhi che si illuminano, anche se è arrivato un po’ di carbone, dolce però. è facile chiedersi cosa abbia a che fare tutto ciò con il baseball. Forse nulla, al di là che in qualche località che porta il nome della Santa, come Port St. Lucie in Florida, la cui squadra è affiliata ai Mets. La chiave di lettura è preparazione. Normalmente la Santa è ritratta con gli occhi che le hanno strappato per rinunciare alla sua fede, sopra un piatto dorato. La devozione popolare però non ha privato il suo volto degli occhi. Una doppia vista, una doppia visione del mondo. Chi fa baseball sa bene quanto conti vedere, guardare, osservare. Occorre individuare la prospettiva in netto anticipo, muoversi con un “bird dog” come si dice Oltreoceano, per capire se l’uccellino saprà davvero volare, muoversi fino a raggiungere la vetta delle opportunità agonistiche. Vedere non basta, occorre comprendere ciò che si è visto e soppesarlo, compararlo, assaggiarlo. Gli occhi che abbiamo non sono identici, non vedono entrambi allo stesso modo, per cui uno dei due diventa dominante, e da questo ci lasciamo spesso guidare. Il baseball non lascia scampo. Come diceva Tom La Sorda “chi non è in grado di giudicare una volta, non è capace di farlo una seconda”. La decisione, per quanto studiata, deve essere presa, per cui occorre vedere e sapere quando è il momento di prenderla. Normalmente si ritiene che il baseball sia difficile, incomprensibile, perché ci sono tante regole. La realtà è ben altra: richiede un impegno del cervello 24 ore su 24, così cui difficilmente ci si adatta anche se si ha un grande talento. Secondo un detto popolare il 13 dicembre è il giorno più corto dell’anno, mentre dal punto di vista astronomico è il 21-22 dicembre, il solstizio d’inverno. Ciò è legato alla nostra percezione, poiché in realtà per Santa Lucia il sole tramonta prima. È evidente, quindi, quanta particolare attenzione dobbiamo porre in tutto. Certamente legare un giorno così bello allo splendore di un sorriso è già di per sé una grande intuizione, Ora, anche se le formazioni non sono ancora ufficialmente fatte, si va già in palestra e il minibaseball è in azione; tutto è in ripresa. Ci si è già quasi dimenticati che una stagione agonistica è passata – salvo i presidenti che devono dare sostegno ai prossimi impegni, anche se il consuntivo è stato inferiore alle attese. Natale è alle porte è il campionato fatto di cene, pranzi, feste e quant’altro è in pieno svolgimento, tanto da non riuscire a partecipare a tutto. La voglia di rivedersi di incontrarsi è tanta. Così si cerca di ritrovare amici e avversari di un tempo, desiderosi di avere, almeno una volta l’anno, la possibilità di far due chiacchiere, di aver la gioia di partecipare. Certo, per tanti, il diamante è diventato solo un ricordo, bello ed emozionante, ma per quanto bello ed emozionante, solo un ricordo. Alcuni sono andati lontano, anche geograficamente, e in questa specie di “ritorno dell’emigrante”, per quanto temporaneo, c’è un sacco tanto di cose da dire, da riderci sopra. Dalle Filippine, dall’America e da tanti altri paese si riportano esperienze, talvolta non positive. Ci si è provato, si è sperimentato, E quella vista, magari fisicamente, diminuita, è diventata migliore, capace di valutare meglio, di preparare il terreno a chi vorrà o dovrà seguire strade simili. Ognuno ha i propri desideri, sogni personali e collettivi. Certamente viviamo in un periodo difficile, tanto da far perdere la voglia di fare programmi, di impegnarci per il futuro. Certo, oggi i media ci bombardano di notizie senza soluzione di continuità. Quasi sempre si tratta di avvenimenti luttuosi, negativi (purtroppo anche costruiti ad arte) che non fanno altro che confermare la precarietà e l’insicurezza. C’è una Santa però che ci aiuta, cha sa vedere “doppio”: ci guarda dritto negli occhi, ma anche da sotto, dal di dentro. Ragazzi e ragazzi non si chiedono di che colore è un sorriso, guardano chi può dare loro un sostegno. A noi resta il compito di ritrasmettere uno sguardo di luce ai tanti ragazzi che ci circondano e che spesso, dietro la voglia di giocare, hanno quella di riempire dei vuoti, delle carenze di cui sono semplicemente vittime. Incontriamoli, stiamo con loro, condividiamo i loro problemi e aiutiamo le loro speranze. Anche se per farlo commettiamo qualche errore, non preoccupiamoci più di tanto; certamente avremo imparato qualcosa e c’è sempre un’altra partita da giocare… “next year”.

 

Giuliano Masola, Cannitello, 12 dicembre 2017.