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Baseball, fra Storia ed Economia

di Giuliano Masola. Il 10 novembre, nella rubrica di Rai Storia “Passato e Presente” condotto da Paolo Mieli, con la partecipazione di Lucio Villari e di alcuni giovani dottorandi, è stata trattata l’origine della “Catena di montaggio”. La cosa che mi ha colpito ‒ e soprattutto colto impreparato ‒ è che l’origine di quella che si può definire la seconda rivoluzione industriale  viene dal Baseball. Frederick Winslow Taylor, nato a Germantown, Pennsylvania, il 20 marzo 1856 e morto a Philadephia il 21 marzo 1915, avrebbe potuto studiare a Harvard, ma la salute cagionevole glielo impedì. Nel 1874 fece l’apprendista operaio e ciò gli consentì di vivere e comprendere le dure condizioni di vita dei lavoratori. Grazie agli studi serali riuscì a laurearsi in ingegneria meccanica nel 1883. “One best way”, cioè il miglior modo per compire una operazione, era legato al concetto di specializzazione derivante dall’analisi dettagliata delle singole parti di un’azione. Lo sviluppo del suo pensiero è espresso in “Shop management” (1903) e, soprattutto, in “The Principals of Scientific Management” del  1911  (per chi volesse approfondire, Paolo Fabris,“L’organizzazione scientifica del lavoro”, 1967). Henry Ford partirà dalla teoria di Taylor per creare la moderna catena di montaggio: taylorismo e fordismo sono considerati quasi sinonimi. Non si hanno notizie di Taylor come giocatore di baseball; fu invece un bravo tennista e un buon giocatore di golf (quarto ai Giochi olimpici di Parigi nel 1900). La ricostruzione di Paolo Mieli si apre con un breve filmato in cui si vedono due lanciatori: uno che lancia da sopra (Giulio Glorioso) e l’altro da sotto (che non sono riuscito a individuare). Nel commento si dice che Taylor partì proprio dall’analisi dettagliata del movimento di lancio per giungere alla sua teoria: in pratica,  lanciare da sopra sarebbe stato più potente ed efficiente di quello da sotto: una rivoluzione su due fronti. È sempre difficile stabile il momento in cui qualcosa cambia in modo così drastico. Nel XIX secolo non c’era il monte di lancio e fino al 1884 fu impedito il lancio da sopra; fino agli Settanta dell’Ottocento, era vietato anche piegare il braccio e il polso ( un po’ come nel softball). Non solo, i lanciatori non dovevano staccare i piedi da terra e, dal 1879 al 1884, non dovevano nemmeno volgere la schiena al battitore. Inoltre, era permesso al battitore di dire al lanciatore dove voleva fosse indirizzata la palla. Anche se l’affermazione che Taylor abbia fatto cambiare il modo di lanciare può essere un po’ ”tirata per i capelli”, è indubbiamente vero che abbia influito sul concetto di “team”. L’organizzazione scientifica del lavoro è simile all’organizzazione di una squadra sportiva, in particolare di baseball: perché nessuna impresa, come nessuna squadra può vincere: “Se ciascun uomo della squadra non obbedisce ai segnali o agli ordini dell’istruttore con la maggiore rapidità possibile; ovverossia senza l’intima cooperazione tra tutti i membri della squadra e della direzione”. Anche per Taiichi Ohno ‒ padre dell’attuale sistema produttivo della Toyota ‒ valeva il paragone tra impresa e una squadra di baseball: “Una grande squadra sa valorizzare i talenti individuali di ciascun elemento attraverso una giusta tattica collettiva ben coordinata. Nel baseball l’auto-attivazione corrisponde all’abilità e al talento dei singoli, mentre il “just in time” (rendere disponibile un materiale esattamente quando viene richiesto) corrisponde al coinvolgimento della squadra nel raggiungimento della meta prefissata”. La metodologia scientifica applicata al baseball ha cominciato ad essere adottata, in modo sistematico, negli anni Venti del secolo scorso. Da allora in poi, ogni movimento, ogni giocata, ogni strategia parte dall’analisi di tantissimi dati; ogni parte del gioco viene smembrata e ricostruita. I risultati sono ben visibili, grazie anche allo sviluppo tecnico e scientifico che permette riprese ad altissima velocità e la possibilità di elaborare dati in tempi brevissimi. “The winning pither” di Tom House e “The art of hitting” di Charlie Lau, anche se possono apparire datati, dovrebbero far parte della libreria di ogni tecnico che abbia voglia di approfondire questi temi e prendere coscienza di cosa è e cosa produce qualsiasi movimento. A pensarci bene, il baseball ha portato alla globalizzazione ante litteram del modello produttivo legato alla catena di montaggio: una rivoluzione laica, poiché adottata sotto qualsiasi regime politico. Occorre, però fare attenzione, come Taiichi ricorda: “obbedire non può essere sinonimo di collaborare… E davvero è difficile poter considerare il lavoratore taylorista come parte di una squadra. Meglio la similitudine con esercito”. Se sostituiamo la parola lavoratore con quella di giocatore, comprendiamo quanto siano delicati i rapporti fra singolo e gruppo, fra obiettivi individuali e collettivi. Insomma, quanto sia difficile fare il manager, ma quanto altrettanto lo sia fare il giocatore. L’obiettivo di Taylor era, alla fine di ottenere un doppio vantaggio: un miglioramento dei rapporti di lavoro sarebbe stato vantaggioso per tutti. È un pensiero che dovrebbe sempre essere alla base di ciò che facciamo, in tutti i campi, in tutti i  momenti, non tanto in termini di efficienza, quanto in termini di rapporti. Nessuno raggiunge da solo un obiettivo, neppure un eremita in estasi. Ciò che conta è lo studio e la verifica continua, soprattutto da parte di chi guida squadre di ragazzi e ragazze, i cui gesti tecnici e conoscenza del gioco devono crescere di pari passo. La fretta è sempre una cattiva consigliera. La mia traduzione di “just in time” è fare le cose al momento opportuno, dopo una corretta e ponderata preparazione. Mi rendo conto di essere un po’ pedante e di annoiarvi, ma credo che ogni tanto occorra riflettere. Se volete distrarvi un po’, suggerisco di vedere con occhio nuovo “Tempi moderni” di Charlot, facendo attenzione a non lasciarvi prendere dagli ingranaggi delle mode e delle tante “fake news” che circolano purtroppo anche nel nostro mondo. Giuliano Masola, 12 novembre 2017